MARCIANISE CAMORRA E POLITICA. “Pino Riccio accompagnato nelle case da Pasquale e Camillo Belforte per i voti alle elezioni”. Vi spieghiamo perchè le parole di Froncillo ridiventano importanti dopo 9 anni
In calce lo stralcio del documento giudiziario che le contiene. Oggi gli inquirenti, con i nuovi pentiti, lavorano sui riscontri
MARCIANISE – La pubblicazione, a 9 anni di distanza dalla loro verbalizzazione, degli interrogatori a cui è stato sottoposto Michele Froncillo non è affatto gratuita. Magari, poteva apparire tale 4 o 5 anni fa, almeno per quelle parti da cui non erano scaturite iniziative giudiziarie della magistratura inquirente ed, eventualmente, requirente.
Quattro o cinque anni fa, infatti, Froncillo era una eccezione che confermava la regola della inscalfibilità del clan Belforte, poco avvezzo a passare dall’altra parte della barricata, a collaborare, cioè, con la giustizia.
Michele Froncillo, dunque, si configurava come strumento letterario, storico, ma allo stesso tempo da storicizzare, visto e considerato che la maggior parte delle sue dichiarazioni, che coinvolgevano anche noti politici e noti imprenditori, non aveva trovato riscontro in ulteriori dichiarazioni di altri pentiti.
Quel processo di storicizzazione, oggi, va non solo rivisto, ma addirittura revocato. Le parole di Froncillo, impresse nei verbali della Dda ridiventano, infatti, strumento vivo e attivo di indagine. Ritornano in gioco in quanto confrontabili con quelle dei nuovi pentiti, ripetutisi l’uno dietro l’altro dopo che la breccia era stata definitivamente violata dalla decisione di un pezzo da novanta, qual è stato sicuramente Bruno Buttone, di rompere con il suo passato di camorrista e di confessare, oltre ai propri delitti, anche tutto ciò di cui era venuto a conoscenza su quel mondo di relazioni tra politica, imprenditoria e camorra.
Dopo Buttone, il livello dei collaboratori di giustizia è salito ancora, fino ad arrivare al vertice assoluto di Salvatore Belforte e di suo figlio Camillo. Insomma, oggi, finalmente, la magistratura inquirente e chi, come noi, ne racconta, giorno per giorno, l’attività, ha migliori strumenti a disposizione per capire se Michele Froncillo è un mitomane visionario e calunniatore vendicativo, come lo dipinge Filippo Fecondo o se, al contrario, le cose che ha raccontato sono fondate.
La premessa serve a tutti quelli che, non avendo una sola argomentazione seria da opporre al lavoro di Caserta, se non rituali slogan difensivi del tutto apodittici e mai argomentati, affidati al tritacarne mediatico spesso demenziale di Facebbok, si rifugiano nell’attacco al lavoro di questo giornale.
Ci sono ancora cose che di Froncillo e di quello che quest’ultimo ha dichiarato, non sono state sufficientemente approfondite. E qui il “povero” Fecondo ha ragione: si è parlato sempre di lui e mai degli altri. Siccome Fecondo, ma soprattutto le sue ragioni vanno comprese e trasformate in un impegno professionale profuso affinchè tutto ciò che ha raccontato Froncillo e che in questi mesi ha riempito i contenuti delle domande poste dai pm ai nuovi collaboratori, non può concentrarsi solo sui presunti rapporti tra Fecondo e la camorra, il perimetro va allargato.
Oggi, ci occupiamo di Pino Riccio, cioè dell’assessore ai Lavori Pubblici dell’era Fecondo messo in mezzo, fondamentalmente, per la faccenda dell’elicottero, ma sul quale Froncillo ha espresso, a suo tempo, delle dichiarazioni attualmente vagliate e valutate e confrontate con quelle di Buttone, dei Belforte e compagnia.
PUBBLICATO IL: 2 agosto 2016 ALLE ORE 13:03
fonte:www.casertace.net