18 Ottobre 2024 Cronaca di Messina e Provincia
Avrebbero smaltito illegalmente per almeno un paio d’anni ben 55 tonnellate di rifiuti nei centri di raccolta comunali. Altro che indifferenziata e compostaggio. Nel “triangolo” compreso tra Castroreale, Rodì Milici e Terme Vigliatore. Mischiando in pratica i rifiuti di ogni genere di tre comuni tirrenici senza fare alcuna distinzione anche per dividere le quote di pagamento tra i vari enti. E in molti altri casi “lavorando” con eccessi di pesatura per percepire di più nei rimborsi. È questo il quadro investigativo che nella mattinata di ieri ha portato alla maxi operazione dei carabinieri gestita dalla Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato. Con la notifica di tre misure interdittive ad altrettanti imprenditori e una serie di sequestri preventivi tra complessi aziendali e quote societarie. Un’inchiesta gestita a suo tempo dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalle sostitute della Dda Rosanna Casabona e Antonella Fradà, sfociata in un’ordinanza della gip Tiziana Leanza che vede una trentina di indagati.
Le ditte coinvolte allo stato sono la “Caruter srl”, la “Onofaro Antonino srl” e la “Multiecoplast srl”. E i loro rispettivi rappresentati legali hanno avuto notificati nella mattinata di ieri dai carabinieri tre provvedimenti cautelari di sospensione dall’esercizio dell’attività d’impresa per sei mesi, siglati dalla gip Leanza. Si tratta di: Giuseppina Caruso, 60 anni; Claudio Onofaro, 46 anni; Luca Fiasconaro, 55 anni. Sono indagati per frode in pubbliche forniture e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
La maxi operazione di ieri mattina è stata portata a termine dai carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto e del Nucleo operativo ecologico di Catania, che hanno eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per la durata di 6 mesi.
Il provvedimento cautelare – spiega una nota diffusa dal procuratore D’Amato -, trae origine da un’attività investigativa condotta congiuntamente dai carabinieri di Barcellona e dal Noe di Catania, reparto specializzato alla tutela dell’ambiente, che ha permesso di individuare, a livello di gravità indiziaria, l’organizzazione da parte di tre ditte aggiudicatarie del servizio di raccolta dei rifiuti in alcuni Comuni della provincia messinese, che attraverso un collaudato sistema di gestione illecita del rifiuti, riuscivano ad abbattere, violando le norme in materia ambientale e le disposizioni del capitolato d’appalto, rilevanti costi aziendali, che sarebbero derivati dalle corrette procedure di raccolta, trasporto e smaltimento.
In particolare – prosegue la nota -, dalle investigazioni è emerso che la raccolta dei rifiuti sarebbe avvenuta senza effettuare la pesatura prevista, con l’annotazione arbitraria del peso e con documenti di trasporto che recavano dati falsi in relazione al produttore, alla quantità e alla tipologia, in tal modo violando l’obbligo previsto dal capitolato d’appalto di separazione dei rifiuti prodotti da ciascun Comune, necessario per determinare l’esatta quantità attribuibile al singolo ente.
I rappresentanti legali delle tre imprese, inoltre, con la complicità dei dipendenti, come documentato in diversi episodi, dopo aver eseguito la raccolta differenziata nei territori dei tre Comuni, avrebbero trasferito il contenuto complessivo nei compattatori destinati agli impianti di smaltimento, senza distinguere le diverse tipologie, tra cui quella relativa al rifiuti pericolosi.
È stata così accertata un’illecita miscelazione per oltre 55 tonnellate di rifiuti. Le condotte illecite avrebbero quindi consentito alle imprese di risparmiare sui costi di trasporto, dimostrando una produzione maggiore di raccolta differenziata in linea con gli standard imposti e facendo figurare, attraverso falsa documentazione, la regolare esecuzione del contratto di appalto.
Nel corso dell’indagine, nel 2021 e nel 2022, erano stati già sottoposti a sequestro preventivo alcuni centri comunali di raccolta e isole ecologiche della zona interessata, dove, tra l’altro, i carabinieri, anche con l’ausilio dei tecnici dell’Arpa, in occasione di varie ispezioni avevano rilevato diverse violazioni e irregolarità nelle attività connesse al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti.
Ieri i carabinieri hanno eseguito il sequestro preventivo dei complessi aziendali e delle quote sociali delle tre imprese coinvolte. Tuttavia, per non inficiare sullo svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti nei Comuni interessati, le imprese potranno continuare ad operare sotto la guida di un amministratore giudiziario.