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Mileto nelle mani della ‘ndrangheta, l’operazione Maestrale 2 e le “locali”

Da Iacchite -11 Dicembre 2023

E  siamo a quota 5. Dopo Tropea, Nicotera, Stefanaconi e l’Asp di Vibo, oggi tocca a Mileto vedersi arrivare la Commissione d’accesso antimafia. Non c’è che dire sulla serietà del nuovo Prefetto di Vibo Valentia che in pochi mesi ha operato scelte dovute in base alle intercettazioni uscite dalle varie inchieste della Dda di Catanzaro. Cosa uscirà dal lavoro delle varie commissioni non è dato saperlo. Vedremo! Di certo l’invio delle Commissioni in questi Comuni era da tempo che doveva essere intrapreso. Per fortuna che è arrivato questo nuovo Prefetto che dimostra di essere un valente e serio servitore dello Stato.

A guidare la Commissione è il viceprefetto Roberto Micucci cui spetterà, di concerto con gli altri componenti, di verificare l’eventuale esistenza di condizionamenti mafiosi nell’attività amministrativa della Giunta guidata, dal maggio 2019, dall’avvocato  a capo di una lista civica sostenuta in campagna elettorale da Forza Italia, nello specifico dal deputato Giuseppe Mangialavori e, su base locale, dal coordinatore Michele Comito.

Per chi non conosce la provincia di Vibo Valentia, stiamo parlando di tre dei comuni intermedi più importanti di questa realtà: Mileto, Tropea, Nicotera. Tre Comuni sopra i 5 mila abitanti con una storia millenaria. Oggi Mileto, Tropea e Nicotera fanno parte di un’unica Diocesi. Ci auguriamo che il Vescovo commenti questa scelta della Prefettura. Il nuovo vescovo Attilio Nostro in questi mesi non è sembrato molto attivo sul fronte dell’impegno anti ndrangheta. Speriamo di sentire al più presto parole chiare, nette e precise. A Mileto e nel Vibonese non bastano impegni e parole generiche, ma ci vogliono atti e fatti precisi. Condanne chiare su avvenimenti tragici di questi anni. Troppe collusioni e intrecci, tra mondo di sopra e quello di sotto.

MILETO E LA SUA STORIA

Mileto non è un paese qualunque, i suoi abitanti si vantano di essere la Capitale Normanna di Ruggero I prima della conquista della Sicilia. E’ sede di una delle Diocesi più antiche e grandi d’Italia. Ha dato i natali alla mistica Natuzza Evolo e a Paravati sorge la Basilica a lei dedicata. La domanda che nasce spontanea è come ha fatto una cittadina con una storia simile a cadere in mano ad una delle cosche più feroci della Calabria. Per anni gli stessi abitanti di Mileto si sono nascosti dietro il dito che la ‘ndrangheta fosse un fenomeno marginale confinato nella frazione di San Giovanni. Sarà stato anche vero, sta di fatto che oggi la ‘ndrangheta impone le sue leggi dove vuole, in qualunque settore, imprenditoriale, del volontariato, dei servizi. E finalmente se n’è accorta anche la Prefettura di Vibo, che liberata della soggetta intrallazzata con Forza Italia e Mangialavori, oggi ha disposto l’invio della Commissione d’accesso antimafia.

OPERAZIONE MAESTRALE 2, LE LOCALI DI ‘NDRANGHETA A MILETO

L’ordinanza Maestrale 2 ma anche quella Maestrale 1, per non parlare di quelle più antiche Stammer 2 e Dynasty, ci confermano che ”… a Mileto esiste una “Struttura di ‘ndrangheta” pienamente operativa con il dominio delle famiglie GALATI— MEDIANO- PITITTO- PROSTAMO-TAVELLA”.

Una ‘ndrina antica di cui si viene a conoscenza negli anni ’80 dopo la faida che vide contrapposti i Pititto con i Tavella. Si scrive nell’ordinanza che la “faida di Mileto” esplosa dalla metà degli anni ‘80 è stata determinante per gli odierni assetti criminali”. Il pentito Michele Iannello nel 2018 dichiara: All’epoca a San Giovanni di Mileto era costituita una ’ndrina distaccata dei MANCUSO” diviene una struttura criminale autonoma quale Locale di San Giovanni di Mileto… “a San Giovanni di Mileto nel  1987  attraverso Peppe MANCUSO ci veniva riconosciuto il locale ed il territorio di competenza era San Giovanni di Mileto e Mileto”  riconosciuto  dall’allora riferimento del “Crimine” dell’area individuato in un appartenente della famiglia MANCUSO e nello specifico  in MANCUSO Giuseppe alias  “Peppe Mbrogghia”.

LA SPAZZATURA E’ ROBA NOSTRA

Il controllo del territorio è sistematico, non c’è settore o attività in cui la locale non interviene. L’ordinanza  Maestrale 2 ci parla dell’aggressione del responsabile della ditta Eurocoop srl che gestiva nel 2018 la raccolta dei rifiuti nel Comune di Mileto. ”Prima che arrivasse questo qua… Quando Turi ha dovuto picchiare a quello dell’Eurocoop […J Che qua… gli hanno dovuto incendiare il camion! […J.””. A causa della impossibilità per la Eurocoop di proseguire nella raccolta dei rifiuti, il Comune di Mileto l’ha sostituta con la ditta MURACA srl”.

Questo è il tono della conversazione  tra Galati Michele, Polito Domenico e  Nicolaci Vincenzo “assessore” che riferisce che fu lui a portare a Mileto la nuova ditta Muraca srl a cui con affidamento diretto fu data la gestione della raccolta dei rifiuti. Sempre secondo l’ordinanza della Dda di Catanzaro si evidenzia che fu lo stesso Nicolaci “assessore” “a portare  le mazzette a PITITTO Salvatore, il NICOLACI è ancora più preciso, riferendo che era lui personalmente a portare i soldi a questi e gli stessi venivano consegnati in contanti a somme di 1.200 euro al mese […] No.., gli portavo io 1. 200 euro al mese… Michele non  insistere! Me li dava a me in contanti… 1. 200, solo Mileto aveva! All’epoca Pizzo non glieli faceva bonifici (…)”.

Vincenzo Nicolaci viene appellato “assessore” perché era stato assessore nella giunta Varone sciolta per mafia nel 2012. Nella stessa giunta erano presenti Domenico Colloca e Antonino Fogliaro. Tutti e tre raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare nell’operazione Maestrale. Antonino Fogliaro si trovava già in carcere per una condanna definitiva per traffico internazionale di droga. I fatti attribuiti a Nicolaci si riferiscono al 2018. Ma già nella relazione della Commissione di accesso agli atti, che ha portato nel 2012 allo scioglimento degli organi elettivi del Comune di Mileto per infiltrazioni mafiose, emerge  che Vincenzo Nicolaci il 12 giugno 2016 è stato controllato dalle forze dell’ordine a Vibo Valentia in compagnia di Salvatore Mancuso (cl ’72), di Limbadi, alias “lo Zoppo” ( deceduto), fratello dei più noti boss Giuseppe (cl ’49), Diego, Francesco (Tabacco) e Pantaleone (“Ingegnere”) Mancuso.

CENTRO DI ACCOGLIENZA PER IMMIGRATI

L’altra figura è quella di Domenico Colloca, che viene tirato in ballo come riferimento della locale di Mileto nel  settore della gestione del catering, delle mense scolastiche e ospedaliere, nonché della distribuzione dei pasti ai centri per gli immigrati. Su Domenico Colloca abbiamo già scritto. Dalle ordinanze Maestrale 1 e Maestrale 2 si evidenzia che la ‘ndrina di Mileto fa un salto di qualità,  grazie al suo intervento riesce a mettere le mani sulle mense ospedaliere , riesce a controllare il centro d’accoglienza per i minori insieme all’avvocato Azzurra Pelaggi. E’ interlocutore di esponenti politici di primo piano come l’On. Mangialavori, Vito Pitaro e in precedenza Brunello Censore. Tratta da pari a pari con dirigenti massimi dell’Asp come Cesare Pasqua riuscendo a concludere un accordo reciprocamente vantaggioso a discapito degli interessi della collettività. Tutte cose già scritte.

Qui vorremmo ricordare solo la conversazione telefonica con l’On. Mangialavori agli atti del Maestrale 1 quando per evitare la chiusura del centro accoglienza per i minori smosse tutti i suoi canali politici. Prima interviene con Vito Pitaro per sincerarsi della volontà del sindaco di Vibo Valentia, Elio Costa, e poi telefona direttamente all’On. Mangialavori. Dal tenore della telefonata si evincono i rapporti amicali e politici tra i due: Senatore buongiorno…, era una cosa mezza urgente, quindi ho detto io, lo chiamo. Devo venire a trovarti con Azzurra Pelaggi…”.  

Giuseppe Mangialavori riferiva quindi a Colloca di chiamare Francesco Pascale “dato che questi è già a conoscenza della problematica”. Colloca e Pascale si incontrano in un bar e Pascale rassicura il Colloca sull’interessamento alla questione dell’On. Mangialavori. Questa intercettazione è importante per dare il quadro dei contatti di Colloca con il mondo politico, poi non verrà più riproposta nell’ordinanza Maestrale 2. Ce ne sfugge il motivo. Va detto che Vito Pitaro e l’On. Mangialavori non sono indagati, mentre Azzurra Pelaggi e Domenico Colloca sono stati arrestati. L’arresto della Pelaggi è stato successivamente revocato dal Gip di Catanzaro. Quello che ci interessa è dimostrare i collegamenti politici trasversali e i contatti tra presunti  mafiosi e politici. Nell’ordinanza Maestrale 1 si scrive che Domenico Colloca risulta “collegato politicamente al consigliere regionale Vito Pitaro e rappresentava anche il punto di riferimento del sodalizio nell’ambito politico ed istituzionale, vantando anche rapporti con uomini politici di livello nazionale come Giuseppe Mangialavori.

FATTI E FATTACCI

Nell’ordinanza Maestrale 2 c’è di tutto. C’è l’episodio che sfiora la farsa della tangente che un certo Mazzeo Michele va a chiedere ad un ristorante “I due forni di Cocis” che ha due sedi, una a Mileto e l’altra a Pizzo. Mazzeo chiede 15 mila euro di tangente per la sede di Pizzo e quindi va a chiedere l’autorizzazione alla famiglia Bonavota che controlla quella realtà. Esce fuori che il Cocis già a Mileto pagava la tangente ad un certo Mesiano. Alla fine  il Mazzeo, invece dei 15 mila euro, si deve accontentare di 15 polli cotti al forno, 7 pizze, patatine fritte, patate al forno.

Oppure sempre lui, questo Mazzeo, che fa il giro dei pezzi da novanta per comunicare loro che a Mileto da quel momento in poi comandava lui e non più i Galati e i Mesiano. E tutti preoccupati e imbarazzati, fino a quando Razionale non gli spiattella in faccia che lui a San Giovanni conosce solo i Galati e che lui non conta niente.

Una commedia alla Goldoni con Arlecchino servitore di due padroni, quando un certo Filippo Gasparro compra un terreno e i Galati gli comunicano che deve pagare un 20% di tangente e in più sul terreno acquistato devono transitare le sue pecore e capre. I Galati si scervellano a capire come ha potuto quel Gasparro comprare un terreno senza la loro autorizzazione e scoprono che l’autorizzazione gliel’aveva data Domenico Arena che non aveva competenza sul loro mandamento. All’acquirente non rimane che chiedere scusa ai Galati e pagare di nuovo la mazzetta dopo aver tentato di avere uno sconto. Anche qui cerca di inserirsi il famigerato Mazzeo che tenta anche lui di avere una quota della mazzetta. La stessa sorte tocca a Barone Giuseppe che acquista dei terreni in Filandari e a Mileto, e che subisce il taglieggiamento degli ulivi per mano di un certo Paglianiti a cui avevano sottratto acquistandolo un terreno che aveva in affitto. Il Barone  si rivolge ai Galati che gli garantiscono la protezione però intanto comincia a mettere mano nella tasca e tieniti forte.

Siamo alle Malebolge di Dante, uno spettacolo da farsa se non fosse  che siamo difronte a gente senza scrupoli nella loro brutalità. Dopo la faida degli anni ’80 che vide contrapposti i Pititto con i Tavella arriviamo alla faida degli anni 2013 che vedono contrapposti i Corigliano con i Mesiano per problemi di vicinato e di confine tra le loro proprietà. Questo porta all’ omicidio prima di Giuseppe Mesiano avvenuto a luglio 2013 e dopo un mese c’è la vendetta con l’omicidio di Angelo Corigliano.

FURTO DELLE CARTE D’IDENTITA’

Nell’ordinanza Maestrale 1 si racconta del furto delle carte d’identità dall’ufficio anagrafe denunciate a febbraio 2019 e risalenti secondo gli investigatori a settembre 2018 quando era in carica la giunta di Rosa Mazzeo che poi si dimise dopo pochi mesi. Dall’ordinanza esce fuori che a consegnare le chiavi del Comune fosse stato il vicesindaco del tempo, Antonio Prestia. Ne è certo Bartone: “Il Prestia… ecco qua… testa di cazzo… inc.le.. che mi lascia le chiavi… Prima me le promette le cose…”, “Allora io… E quando me le dai queste chiavi?”; Prestia: “Quando vuoi!”; “Vieni a casa…. Te le dò.. e ti fai le copie… La chiave del Comune te la do io”). Nel prosieguo della conversazione, Bartone avvisava Prestia che l’indomani si sarebbe portato presso casa sua per avere le chiavi (“Vedi che domani (imprecazione) davanti casa tua vengo a coricarmi.” – … “ Domani sera alle sei vengo là.. io!) e alla fine lo ammoniva (“E non vi presentate più in politica… che non vi diamo più un voto…”).

PARENTI SERPENTI

Anche l’attuale amministrazione viene sfiorata da parente e amicizie sospette. Come la presenza dell’assessore Pasquale Luccisano, all’epoca consigliere comunale di maggioranza, al compleanno di Benito Tavella che si trova ora agli arresti per associazione mafiosa, nipote del boss Giuseppe Prostamo ucciso nel 2011. La famiglia Tavella risulta “vicino alla locale cosca denominata Prostamo-Pititto-Iannello” della frazione di San Giovanni. Tale legame è consolidato anche da un rapporto di parentela che si manifesta tra il padre Fortunato Tavella e i suoi fratelli e sorelle che a loro volta sono coniugati con degli appartenenti alle famiglie Prostamo e Iannello”. Non a caso, i Tavella sono anche zii e cugini del più noto Michele Iannello, collaboratore di giustizia, e condannato all’ergastolo per l’omicidio del bimbo americano Nicolas Green.

Per chiudere il cerchio manca solo la Commissione d:accesso al Comune di Vibo Valentia. È vero che si vota tra qualche mese, ma solo la Commissione d’accesso può stabilire se ci sono le condizioni per un voto libero e democratico. A noi, leggendo le carte delle varie inchieste, non sembra proprio. Non si può arrivare al voto a Vibo sotto il condizionamento di personaggi politici poco trasparenti che non hanno mai smesso di avere collegamenti e rapporti poco chiari con esponenti ndranghetisti.

Fonte:https://www.iacchite.blog/mileto-nelle-mani-della-ndrangheta-loperazione-maestrale-2-e-le-locali/