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‘Ndrangheta, ecco le famiglie che comandano nei mandamenti e nelle province in Calabria: la relazione della Dia

Nonostante le inchieste, i processi e i sequestri che hanno ridimensionato il potere delle cosche, la criminalità organizzata calabrese continua a disporre di grande liquidità grazie alla gestione del traffico di droga. Montagne di contanti che i clan usano per infiltrare l’economia non solo in Italia, ma in tutto in mondo

di Redazione 13 aprile 2023

Lotta senza quartiere contro la ‘ndrangheta da parte delle procure antimafia e tribunali, prefetture e forze di polizie è continuata in Calabria anche nel 2022. Numeri, dati e previsioni per il futuro sono confluiti nell’ultima relazione semestrale che la Dia ha presento al Parlamento

«L’incisiva azione di contrasto – si legge nel documento – proseguita nel periodo dalle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e di Catanzaro e dalle autorità prefettizie della Regione ha permesso di raggiungere risultati di assoluto rilievo sia sul piano penale, sia su quello preventivo. Anche sul fronte giudiziario le sentenze emesse nel semestre, con pesanti condanne a carico di esponenti di spicco della criminalità organizzata, hanno contribuito a ridimensionare il potere delle ‘ndrine». 

Gli esiti recenti delle più rilevanti inchieste restituiscono ancora una dimensione della ‘ndrangheta sempre pervicace nella sua vocazione affaristico-imprenditoriale. «Le investigazioni concluse hanno altresì documentato la capacità della criminalità organizzata calabrese di proporsi a imprenditori in crisi di liquidità dapprima come sostegno finanziario, subentrando poi negli asset e nelle governance societarie per capitalizzare illecitamente i propri investimenti».

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Anche al di fuori dei territori di origine, la ‘ndrangheta esprime la sua spiccata capacità imprenditoriale grazie ad ingenti risorse economiche derivanti dal narcotraffico. I sodalizi calabresi, in tale ambito, continuano a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani in ragione degli elevati livelli di affidabilità criminale e finanziaria, garantiti ormai da tempo.

Negli ultimi anni, anche l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, è diventata per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più importante per i traffici di droga. I flussi intercontinentali di stupefacenti non hanno fatto registrare flessioni significative neanche nel periodo di limitazioni alla mobilità imposte a causa della nota crisi pandemica. Significative risultanze investigative nel semestre hanno pertanto confermato la centralità degli scali portuali di Gioia Tauro (per la Regione Calabria) e quelli di Genova, La Spezia, Vado Ligure e Livorno per l’alto Tirreno.

Le inchieste sinora concluse hanno infatti consentito di individuare nel Nord Italia 46 locali, di cui 25 in Lombardia, 16 in Piemonte, 3 in Liguria, 1 in Veneto, 1 in Valle d’Aosta ed 1 in Trentino Alto Adige. Anche all’estero le cosche calabresi sono state in grado di cogliere le asimmetrie dei rispettivi sistemi normativi privilegiando il reinvestimento dei capitali illeciti in Paesi meno “cooperativi” sul piano giudiziario come dimostrato nel semestre dagli esiti dell’operazione Black Frog.

Provincia di Reggio Calabria

Nel corso del primo semestre del 2022, la situazione della criminalità organizzata nella provincia di Reggio Calabria non ha fatto registrare significative evoluzioni sul piano strutturale. La ‘ndrangheta si conferma un’organizzazione dotata di una struttura unitaria, governata da un organismo di vertice, la cosiddetta Provincia o il Crimine, sovraordinato a quelli che vengono indicati come mandamenti che insistono in tre macroaree geografiche (la zona jonica, la tirrenica e quella di Reggio centro) e al cui interno operano le locali e le ’ndrine. Tale struttura è stata ribadita anche dalle pronunce definitive emesse all’esito del noto processo Crimine.

Mandamento centro

Il contesto criminale della città di Reggio Calabria è rappresentato dalle storiche famiglie di ‘ndrangheta dei De Stefano, Condello, Libri e Tegano. Gli esiti giudiziari delle operazioni Meta e Gotha hanno tra l’altro documentato le sinergie operative tra le cosche Condello e De Stefano-Libri, un tempo contrapposte, nella gestione unitaria degli affari illeciti.

Oltre alle operazioni giudiziarie che anche nel 2022 hanno continuato a perseguire le cosche di Reggio Calabria, per quanto attiene l’azione di aggressione ai patrimoni illeciti dei clan, il 26 gennaio 2022 la guardia di finanza e la polizia di Stato reggine hanno eseguito un decreto di sequestro di beni a carico di un imprenditore attivo nella lavorazione delle carni, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. 

Nel medesimo ambito d’intervento, si evidenzia che il 3 febbraio 2021, la Dia, nel contesto del procedimento Scilla e Cariddi, aveva dato esecuzione ad un decreto che disponeva, inizialmente per 6 mesi, l’amministrazione giudiziaria di una delle società di traghettamento nello stretto di Messina (prorogata fino a febbraio 2023), nonché il sequestro dei beni nella disponibilità di un sodale della famiglia Buda di Villa San Giovanni, federata alla cosca Imerti-Condello, confiscati nel semestre in esame con provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria.

Città di Reggio Calabria

Nel capoluogo reggino, oltre alle quattro maggiori consorterie sopra indicate, si affiancano anche altri sodalizi quali la cosca Serraino, attiva nel Comune di Cardeto, nel quartiere San Sperato e nelle frazioni di Cataforio, Mosorrofa e Sala di Mosorrofa di Reggio Calabria. La cosca Ficara-Latella operativa nella zona sud della città. Nei rioni Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra risulterebbero operative le famiglie Rosmini legata ai Serraino e Borghetto-Zindato-Caridi federata alla cosca Libri. 

Nella zona sud del capoluogo reggino si registrerebbe ancora l’operatività, nel quartiere Gebbione, della cosca Labate-ti mangiu. Nella zona di Sambatello-Gallico risulterebbe attiva la cosca storica degli Araniti. Continuando con la mappatura geo-criminale del Mandamento Centro, nel Comune di Scilla risulta attiva la cosca Nasone-Gaietti in stringente raccordo con il clan Alvaro di Sinopoli, la cui operatività costituisce un dato assodato anche alla luce di numerosi esiti giudiziari.

A Villa San Giovanni sarebbe attiva la cosca Zito-Bertuca-Imerti, mentre nell’area di Melito Porto Salvo ricadrebbe l’influenza criminale della famiglia Iamonte, la cui operatività è emersa anche fuori Regione nell’ambito dell’operazione Black Fog, conclusa il 27 giugno 2022 dalla Guardia di finanza di Bologna. Nei Comuni di Roghudi e Roccaforte del Greco opererebbero le storiche consorterie dei Pangallo-Maesano-Favasuli e Zavettieri, federate dopo gli anni della sanguinosa faida di Roghudi. 

Nel comprensorio di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri si confermerebbe invece, il controllo territoriale da parte della cosca Paviglianiti collegata alle famiglie Flachi, Trovato, Sergi e Papalia caratterizzate da significative proiezioni in Lombardia e stabili rapporti con le cosche reggine dei Latella e dei Tegano, nonché con i Trimboli di Platì e gli Iamonte di Melito Porto Salvo.

Mandamento tirrenico

Nella Piana di Gioia Tauro, come già evidenziato in passato, risulterebbe confermato il ruolo di centralità della storica famiglia dei Piromalli, colpita negli ultimi anni da diverse operazioni che hanno decapitato i vertici ma che continua a essere operativa non solo in Calabria. 

A Gioia Tauro è presenta anche la cosca Molè, federata con i Piromalli fino al 2008, dopo la scissione avrebbe spostato i propri interessi criminali dalla piana di Gioia Tauro al centro Italia (Roma, Civitavecchia e Umbria) e molto attiva nel traffico di droga. Nell’ambito dei traffici del sodalizio, sono altresì emersi i rapporti e i contatti con esponenti di ‘ndrangheta legati ai Facchineri di Cittanova, al locale di Cirò nel Crotonese, ai Cacciola-Grasso di Rosarno, Papalia di Milano, al locale di Cinquefrondi e a quello di Pioltello nel Milanese.

Sempre nel territorio di Gioia Tauro è emersa l’operatività del gruppo De Maio-Brandimarte, attivo in diversi settori tra cui quello degli stupefacenti. Nel comprensorio di Rosarno-San Ferdinando sembrerebbe riscontrata l’operatività delle cosche Pesce e Bellocco che gestiscono le attività illecite tramite il controllo delle attività portuali, l’infiltrazione dell’economia locale, il traffico di stupefacenti e delle armi, le estorsioni e l’usura. Risultano radicate nella Piana di Gioia Tauro anche le famiglie Cacciola e Grasso, riconducibili alla società di Rosarno. È inoltre presente la cosca Pisano, detti “i diavoli di Rosarno”, particolarmente attiva nel settore degli stupefacenti. Nel Comune di Palmi sono attive le cosche Gallico e Parrello-Bruzzise.

Nell’area di Rizziconi emergerebbe l’operatività della famiglia dei Crea, con diramazioni anche nel centro e nord Italia. Nel territorio di Castellace di Oppido Mamertina risulterebbe attiva la consorteria criminale Rugolo-Mammoliti. Il comprensorio di Sinopoli-Sant’Eufemia d’Aspromonte-Cosoleto rimarrebbe sotto l’influenza della storica famiglia degli Alvaro che, nel tempo, hanno progressivamente esteso la loro influenza anche oltre i confini regionali. Il 10 maggio 2022, nelle province di Roma e di Reggio Calabria e in altre aree del territorio nazionale, la Dia di Roma e di Reggio Calabria, con il supporto della polizia di Stato, dei carabinieri e della guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione Propaggine, hanno dato esecuzione a 2 distinte ordinanze di custodia cautelare emesse dalle Dda romana e calabrese a carico di 77 esponenti della cosca Alvaro-Penna, attiva a Sinopoli e Cosoleto ma con proiezioni ultra regionali.

Sul conto delle storiche famiglie Facchineri, Albanese-Raso-Gullace di Cittanova, l’azione di contrasto sul piano investigativo e processuale ha permesso di infliggere un duro colpo alla leadership del gruppo, come confermato da una recente sentenza di condanna e da una nuova inchiesta che ha consolidato le acquisizioni informative sul clan in questione. 

Nel territorio di Taurianova, si confermerebbe anche la presenza degli Avignone-ZagariI-Viola-Fazzalari e del sodalizio Sposato-Tallarida. Infine, nel Comune di Laureana di Borrello sarebbero attivi i sodalizi Lamari e Chindamo-Ferrentino la cui operatività è stata desunta a seguito del processo Lex del 2016.

Mandamento jonico

Nel versante jonico della provincia reggina il Comune San Luca è da sempre considerato la “mamma” di tutti i locali di ‘ndrangheta, depositario della tradizione, della “saggezza” e delle regole istitutive che costituiscono il patrimonio valoriale di tutte le cosche. Nel territorio sorge il Santuario della Madonna di Polsi, da sempre sede dei summit66 a cui partecipano i rappresentanti di tutti i locali e dove si discutono le più importanti problematiche ‘ndranghetiste. Nel locale di San Luca risulterebbero egemoni le cosche Pelle-Vottari-Romeo e Nirta-Strangio. Culla non solo delle regole, ma anche dei più grandi narcotrafficanti della storia della criminalità organizzata. 

In seno al locale di Platì si confermerebbe l’operatività delle cosche federate Barbaro-Trimboli-Marando con proiezioni operative nel nord Italia. Nel locale di Africo risulterebbe attiva la cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, con proiezioni anche oltre i confini regionali. Il 27 marzo 2022, a Locri, al termine del processo Edera, il locale Tribunale ha emesso sentenza di condanna a carico di 10 imputati, esponenti di varie cosche della locride, coinvolti in un traffico internazionale di stupefacenti dal Sudamerica. A Siderno sarebbe attiva la cosca Commisso, con interessi criminali concentrati nel territorio canadese e contrapposta ai Costa-Curciarello attivi nel medesimo territorio. Il 10 maggio 2022, la Corte d’Appello di Reggio Calabria, all’esito del processo “Canadian ‘Ndrangheta Connection” elaborato con rito abbreviato, ha emesso una sentenza di condanna a carico di 3 esponenti della cosca Muià di Siderno legata a quella dei Commisso.

A Marina di Gioiosa Ionica, opererebbero le cosche Aquino-Coluccio e Mazzaferro il cui principale settore si confermerebbe quello del traffico di stupefacenti esteso, con significative saldature criminali, nel centro-nord dell’Italia ed anche all’estero, in particolare, nel nord Europa, Sud America ed Australia. Nel Comune di Gioiosa Jonica sarebbero ancora operative le cosche Jerinò e Scali-Ursino (o Ursini), quest’ultima federata con quella dei Costa di Siderno che manterrebbe il suo core business nel traffico di armi e di stupefacenti.

Nell’area compresa tra i Comuni di Monasterace ed in quelli limitrofi di Stilo, Riace, Stignano, Caulonia e Camini, opererebbe la cosca Ruga-Metastasio-Leuzzi legata a quella dei Gallace, attiva nella vicina Guardavalle nel Catanzarese. L’8 marzo 2022, all’esito dell’operazione Doppio Sgarro, nel Comune di Stilo è stata accertata l’operatività di un nuovo locale di ‘ndrangheta confederato alla cosca dei Taverniti di Gerocarne nel Vibonese.

Nel comprensorio di Locri, dopo quarant’anni di cruente faide, sembrerebbero aver trovato un equilibrio le cosche Cataldo, Cordì e Aversa-Armocida, Ursino e Floccari satelliti delle due principali cosche.

Provincia di Catanzaro

Lo scenario criminale nel distretto catanzarese ha sostanzialmente confermato la pericolosità delle infiltrazioni delle cosche non solo nei contesti economici ma anche in quelli politico-amministrativi e sociali. Nel territorio di Catanzaro permane l’operatività dei clan storici come i Gaglianesi, nonché quella dei Grande Aracri di Cutro e il clan degli Zingari (famiglie Costanzo-Di Bona, Abbruzzese-Bevilacqua, Passalacqua, Berlingeri). Nel semestre assume particolare rilievo l’operazione Tritone, conclusa dai carabinieri di Roma il 17 febbraio 2022 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 69 persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico internazionale di droga, estorsione, detenzione illegale di armi, fittizia intestazione di beni e traffico illecito di rifiuti.

Le indagini hanno documentato l’esistenza di un locale di ‘ndrangheta attivo nei territori di Anzio e Nettuno e costituente un distaccamento del locale di Santa Cristina d’Aspromonte, composto anche da appartenenti a famiglie originarie di Guardavalle vicine al clan Gallace-Madafferi. Le investigazioni hanno altresì documentato gli interessi e il modus operandi adottato dal locale mediante infiltrazioni nelle amministrazioni comunali per acquisire la gestione e il controllo delle attività economiche nei settori ittici, dello smaltimento dei rifiuti e del movimento terra.

Nell’area del territorio di Lamezia Terme e, in particolare, nei territori di Sambiase, Sant’Eufemia, Curinga e Nocera Terinese sarebbe attiva la cosca Iannazzo-Da Ponte-Canizzaro. La cosca Torcasio-Cerra-Gualtieri manterrebbe la sua influenza soprattutto nel centro storico di Nicastro e in località Capizzaglie, mentre nel rimanente territorio sarebbero attivi i Giampà. 

Provincia di Vibo Valentia

Nel territorio della provincia vibonese risulterebbe presente anche l’influente cosca dei Mancuso di Limbadi che manterrebbe contatti con i clan attivi nella Piana di Gioia Tauro. Il 19 gennaio 2022 è stata emessa la sentenza del processo Imponimento che ha condannato 65 persone tra cui spiccano due boss dell’omonima cosca, attiva nel territorio di Filadelfia, condannati entrambi a 20 anni di reclusione. Il 16 febbraio 2022, la Corte d’Appello di Catanzaro ha confermato le dieci condanne e le cinque assoluzioni emesse in primo grado a carico di altrettanti imputati coinvolti nel processo nato dall’inchiesta “Stummer”, coordinata dalla DDA di Catanzaro, connessa con un traffico internazionale di droga avviato da diversi gruppi criminali riconducibili ai Fiarè di S. Gregorio d’Ippona, alla ‘ndrina Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto e al gruppo di San Calogero, satelliti del più noto clan Mancuso di Limbadi. 

Nel territorio Vibo Valentia si registrerebbe la presenza dei Lo Bianco-Barba, dei Camillò-Pardea e dei Pugliese mentre, sul litorale vibonese, sarebbe attivo quello dei Mantino-Tripodi, avente proiezioni anche fuori Regione. Nell’hinterland della città permane, invece, il locale di Piscopio. Nelle zone tra Maierato, Stefanaconi e Sant’Onofrio sono rispettivamente attive le famiglie Petrolo, Patania e Bonavota. Nell’area di Serra San Bruno sono presenti i Vallelunga-Viperari mentre nel Comune di Soriano Calabro operano gli Emanuele, contrapposti ai Loielo. Nella zona di Zungri e Briatico rimane attiva l’operatività degli Accorinti-Fiammingo-Barbieri-Bonavena, a Tropea dei La Rosa mentre nei Comuni di Pizzo Calabro, Francavilla Angitola, Filogaso e Maierato sarebbero attive le famiglie Fiumara, Manco e Cracolici.

Provincia di Crotone

Nella provincia di Crotone permane l’operatività della cosca dei Grande Aracri di Cutro, ritenuta punto di riferimento delle altre consorterie criminali del territorio con significative proiezioni nel nord Italia. Nel capoluogo risulterebbero operative le famiglie Vrenna-Corigliano-Bonaventura e i Barilari-Foschini. Con riferimento al territorio crotonese, la famiglia Tirnicchio-Manetta rimarrebbe egemone in località Cantorato mentre i Megna e i Russelli sarebbero attivi nella frazione di Papanice e a sud del capoluogo.

Nella zona di Isola di Capo Rizzuto sarebbero attivi gli Arena-Nicoscia-Manfredi-Capacchiano. Il 19 gennaio 2022, la polizia di Stato di Crotone, nell’ambito dell’operazione Casco Antiguo, ha disarticolato un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti nel centro storico della città con l’esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare che hanno colpito altrettanti elementi vicini al clan Farao-Marincola.

Infine, nel territorio si registrerebbe la presenza della famiglia Manfreda, egemone nell’area di Petilia Policastro, dove emergerebbe altresì l’operatività dei Cimberiati-Garofalo fortemente indeboliti poiché colpiti dalle numerose inchieste concluse negli ultimi anni. A Mesoraca risulterebbe attivo il gruppo Ferrazzo mentre a Cirò agirebbe il clan Farao-Marincola con proiezioni anche nel nord Italia. A Strongoli sarebbero presenti i Giglio mentre a Belvedere di Spinello, Rocca di Neto, Santa Severina e in altri Comuni della Valle del Neto risulterebbero attivi gli Iona-Marrazzo-Oliverio e a Rocca Bernarda i Bagnato.

Provincia di Cosenza

Nel territorio cosentino sarebbe confermata la presenza e l’operatività delle cosche Lanzino-Patitucci, Perna-Cicero, nonché di quelle degli Abbruzzese e Rango-Zingari rappresentata da eredi della cosca Bruni e degli Zingari con a capo elementi della famiglia Rango. Gli interessi criminali nell’area sono sempre rivolti alle tradizionali attività illecite quali le estorsioni, l’usura, i traffici di droga e nel campo degli appalti spesso ricorrendo a funzionali collusioni con il mondo politico-amministrativo.

Nella zona tirrenica della provincia risulterebbero tuttora attivi i clan Valente-Stummo a Scalea e, nell’area di Paola, dei Martello-Scofano-Ditto, contrapposti ai Serpa, nonché dei Rango-Zingari di Cosenza. Ad Amantea, invece, sarebbero operative le famiglie Besaldo, Gentile e Africano, mentre a Cetraro i Muto risulterebbero particolarmente attivi nel traffico di sostanze stupefacenti.

Sul versante jonico cosentino, compreso tra la Sibaritide e Scanzano Jonico nel Materano, permane l’egemonia a Cassano allo Ionio degli Abbruzzese e i Forestefano-Portoraro-Faillace, mentre a Rossano si conferma l’operatività dei Galluzzi-Acri-Morfò. Nella medesima area altri gruppi minori risulterebbero dediti prevalentemente al traffico di stupefacenti e alle estorsioni commesse, in particolare, in danno di attività commerciali e imprenditoriali nel settore turistico.

Fonte:https://www.lacnews24.it/cronaca/relazione-dia-ndrangheta-calabria-criminalita-parlamento-mandamenti-province_169822_9