‘Ndrangheta, le elezioni a Briatico e la “battuta” del presunto boss: «Chiunque vinca, vinciamo noi»
Antonio Accorinti racconta in aula le tornate elettorali del 2005 e del 2015. Nel 2018 il Comune viene sciolto per la terza volta
Pubblicato il: 23/11/2024 – 11:05
VIBO VALENTIA «Aveva una passione per la politica locale». Così il collaboratore di giustizia Antonio Accorinti ha parlato riguardo gli interessi della sua famiglia nelle competizioni elettorali di Briatico, territorio su cui gli Accorinti, insieme ai Melluso e ai Bonavita, avrebbero avuto il controllo criminale prima che scattassero le operazioni della Dda di Catanzaro. Infiltrazioni che hanno portato a ben tre scioglimenti del Comune di Briatico: nel 2003, nel 2012 e nel 2018, quando alla guida dell’amministrazione c’era l’ex presidente della Provincia Andrea Niglia. L’ex primo cittadino è imputato in Maestrale nel rito abbreviato con l’accusa di truffa aggravata, mentre nell’operazione Costa Pulita è stato condannato in primo grado per corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose, reato poi prescritto in appello. Il pentito Accorinti, ascoltato nuovamente in aula bunker durante il processo Maestrale, torna sul tema elezioni, rispondendo alle domande nel controesame degli avvocati difensori.
L’interesse di Peppe Accorinti
Accorinti racconta di fronte al collegio giudicante, presieduto dalla presidente Giulia Conti, con Luca Brunetti e Rosa Maria Pisano a latere, dell’appoggio della famiglia a una lista o un’altra. «Con la sconfitta eravamo tagliati fuori» ha precisato nelle udienze precedenti. Interrogato dagli avvocati legali difensori Vecchio e Papalia, il figlio del presunto boss Nino Accorinti parla del post elezioni del 2005, quando a vincere fu Andrea Niglia, specificando che in quell’occasione la sua famiglia «fu esclusa dagli appalti». Per la tornata di quell’anno, il pentito ha raccontato che anche Peppe Accorinti «intervenne e interferì», azione che sarebbe stata poco gradita dal padre. «Questo – risponde – io lo so con certezza in quanto in famiglia ne parlavamo e mio padre era molto deluso». Ma nonostante la delusione avrebbe cercato di “sdrammatizzare” in uno dei vari incontri tra le parti: «Mio padre un giorno sdrammatizzò, nel senso, tra virgolette, dicendo: “Sì, intanto Peppe mi ha detto che chi vince vince, o vince uno o vince l’altro, abbiamo vinto comunque”, perché da una parte appoggiava lui quella lista, dall’altra parte eravamo noi che l’appoggiavamo».
Le elezioni del 2015
Accorinti passa poi al racconto sulle elezioni del 2015, quando a vincere fu sempre Niglia, unico “concorrente” alla tornata elettorale. Il pentito rivela di diversi incontri interni agli Accorinti in cui il padre avrebbe ribadito «che non avremmo fatto nessuna lista», ma che gli sarebbe stato proposto di «indicare due candidati, due o tre candidati e il ruolo che dovevano avere, come il vice sindaco e l’assessorato ai lavori pubblici. Mio padre gli disse che ne avrebbe parlato con me e io gli dissi che non volevo indicare nessuna persona». «A quel punto – continua nel racconto Accorinti – gli dissi solo che avrei voluto dei soldi in cambio dell’appoggio elettorale». Questo a prescindere, spiega il pentito, dall’assenza di una lista avversaria, in quanto «si doveva solo raggiungere il quorum del 50 più 1 per cento per arrivare, affinché le elezioni fossero valide. Effettivamente, poi, fu presentata solo una lista e le persone a me più vicine andarono comunque a votare per raggiungere questo quorum. Era stato trovato solo questo accordo». (Ma.Ru.)