Sono almeno 40 anni che in provincia di Latina- e in tutto il Basso Lazio in particolare- sono presenti ed attivi clan e cosche di tutte le specie.Già durante i primi lavori del Porto di Gaeta la magistratura e la Polizia di Stato siciliane accertarono la presenza di imprese che facevano capo a Cosa Nostra,Una presenza che si é andata radicando nei decenni anche grazie alla disattenzione ed al disinteresse delle istituzioni,della politica e della società civile locali che hanno sempre fatto finta di non vedere e di non sapere .Tale atteggiamento ha comportato l’impossessamento da parte della criminalità organizzata di sempre più ampie fette dell’economia locale e il suo inserimento nel tessuto politico ed istituzionale,così come ampiamente provato anche da inchieste giudiziarie come la “ Formia Connection”,le “Damasco” e così via.
Quello che maggiormente inquieta al riguardo,oltre al comportamento omertoso della maggior parte dei cittadini,é l’inadeguatezza dell’azione messa in campo dagli apparati istituzionali locali i quali ancora oggi continuano a mostrare vistose deficienze di carattere qualitativo e quantitativo.Se,infatti,non fossero finora intervenute le DDA di Roma e di Napoli – e non solo- e i corpi speciali ,quasi tutti di fuori provincia ,come la DIA,il GICO,il ROS e così via,nemmeno quel poco che é stato realizzato finora si sarebbe potuto ottenere.Profonda inquietudine,infatti,hanno provocato al riguardo le dichiarazioni alla stampa del Coordinatore della DDA di Roma ,nonché Procuratore Aggiunto,Dr.Prestipino ,dichiarazione riprese in un servizio di Andrea Palladino su “Il Fatto Quotidiano” dal titolo “ Mafia Capitale e la palude pontina,tra omertà e minacce indagare non si può”.Nelle sue dichiarazioni il Procuratore Prestipino fa riferimento ad interventi in talune inchieste giudiziarie di soggetti che ruoterebbero attorno ad ambienti dei Servizi. Soggetti ,d’altra parte, ai quali fanno riferimento anche giornalisti campani ed alcuni pentiti ,come Carmine Schiavone e Facchi,a proposito di incontri e trattative che ci sarebbero stati “in una villa di Gaeta” fra uomini dello Stato ed elementi appartenenti alla camorra.Sconvolgenti sono state anche le dichiarazioni rilasciate da un ex Ispettore della Squadra Mobile di Latina,che ha lasciato la Polizia di Stato,riprodotte in un video che noi proietteremo durante il Convegno di Formia,secondo il quale egli sarebbe stato bloccato appena giunto in talune indagini sulla criminalità organizzata in provincia di Latina ai livelli politico-istituzionali.D’altra parte la conferma dell’inadeguatezza dell’azione investigativa in provincia di Latina contro la criminalità mafiosa é venuta dalla risposta del Prefetto di Latina fornita durante una recente audizione della Commissione Parlamentare Antimafia alla domanda di un commissario il quale gli chiedeva “quante interdittive antimafia ha emesso la prefettura di Latina”: “ NESSUNA “.
NESSUNA INTERDITTIVA ANTIMAFIA SIGNIFICA NESSUNA ATTIVITA’ DI PREVENZIONE ANTIMAFIA.
Più volte l’Associazione Caponnetto ,con note,documenti,convegni,interrogazioni parlamentari ,ha fatto presente,sempre inascoltata finora, al Ministro dell’Interno,al Capo della Polizia ed altre Autorità centrali la necessità urgente di dare degli indirizzi netti e precisi ai presidi pontini e ha,peraltro,rappresentato l’esigenza di rafforzarli dal punto di vista QUALITATIVO mandando nelle province di Latina e Frosinone Questori,dirigenti e personale altamente qualificato ed esperto in indagini di carattere finanziario ,economico e patrimoniale.Come anche é stata rappresentata la necessità di istituire a Formia un Supercommissariato,come a Scampia ,diretto da un 1° Dirigente esperto nell’azione di contrasto alle mafie ,e dotato di una Sezione della Squadra Mobile composta da una ventina di persone esperte.
Oltre al Supercommissariato a Formia c’é l’esigenza di istituire una Sezione distaccata della DIA nel Basso Lazio che potrebbe trovare allocazione,senza spese aggiuntive,o nella Caserma della Guardia di Finanza di Fondi o in quella dei Carabinieri di Sperlonga,i cui locali sono ampi ed adeguati per accogliere personale ed attrezzature.Anche qui silenzio assoluto ! Il dubbio é che ci sia un “qualcosa” che NON VUOLE che le cose nel Basso Lazio cambino.
Associazione A.Caponnetto