Sicurezza, si balla
Vertice di maggioranza alla vigilia del voto sul ddl delle ronde e dell’allungamento dei tempi di permanenza nei Cie: ripristinata la versione originaria della norma antiracket e, sulla scorta della lettera inviata da Fini a Maroni, soppressione del provvedimento dei cosiddetti “presidi spia”. Probabile, comunque, il ricorso al voto di fiducia. I sindacati di polizia manifestano davanti a Montecitorio
La maggioranza torna sui suoi passi, dopo la lettera del presidente della Camera Gianfranco Fini, e riformula la norma sui “presidi-spia”, ammettendo l’iscrizione dei figli di immigrati clandestini a scuola e ritornando alla versione uscita dal Senato della norma sugli appalti. E’ quanto emerso da un vertice a cui hanno partecipato i ministri della Giustizia Angelino Alfano, dell’Interno Roberto Maroni, della Semplificazione Roberto Calderoli, dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito, della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, Niccolò Ghedini, i capigruppo del Pdl Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto e il capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Cota. Incerta ancora la possibilità che il governo ponga la questione di fiducia, anche se molti esponenti di maggioranza la considerano una scelta inevitabile.
“Il preside – ha spiegato La Russa – non potrà fare la spia” perché non è tenuto a sapere se il bambino iscritto alla scuola dell’obbligo sia o meno figlio di genitori clandestini. Maroni ha chiarito: “Abbiamo confermato il principio contenuto nell’articolo 45 del ddl (quello che impone il permesso di soggiorno per i servizi amministrativi, ndr) escludendo però l’iscrizione ai fini dell’obbligo scolastico. Per i minori, anche se i genitori non hanno il permesso di soggiorno, prevale il diritto di partecipare all’obbligo scolastico”. Quanto alla norma antiracket, ha spiegato Maroni, “abbiamo concordato di reintrodurre il testo del Senato” con la “precisazione che sia possibile escludere la punibilità per lo stato di necessità”. Torna, dunque, fatto salvo l’ammorbidimento citato da Maroni, l’esclusione automatica dagli appalti per i costruttori che non hanno denunciato le richieste di pizzo, e basterà un indizio per farla scattare.
Al momento non si è parlato di porre la questione di fiducia sul provvedimento sicurezza perché, ha detto ancora il ministro, “sono stato rassicurato dai colleghi della maggioranza e sono pienamente soddisfatto del chiarimento che c’è stato: c’è una piena condivisione del testo e nella maggioranza c’è unità totale. Alla domanda dei giornalisti che chiedevano se la Lega non temesse i voti segreti sul testo, Maroni ha risposto: “il mio unico timore è che il testo sia approvato rapidamente”. Maroni, in realtà, aveva chiesto il chiarimento perché infastidito dalla marcia indietro in commissione – tramite un emendamento presentato dal Pdl – sulle norme antiracket e timoroso di verdersi bocciare per la terza volta l’allungamento a sei mesi della permanenza dei clandestini nei Centri di identificazione ed espulsione.
L’opposizione apprezza la decisione sui presidi spia, ma torna all’attacco sulle ronde e critica l’ipotesi di fiducia. “E’ un messaggio devastante: lo Stato non riesce a difendervi con le forze che ha, polizia, carabinieri, per cui ci affidiamo alle spie, medici e insegnanti, e alle ronde. Un messaggio di giustizia ‘fai da te’, è uno Stato che getta la spugna contro la criminalità'” ha affermato il leader Udc Pier Ferdinando Casini. “La maggioranza è allo sbaraglio su un provvedimento importante e delicato che coinvolge i diritti umani dei migranti. Non è bastato neanche l’ennesimo vertice tra Pdl e Lega per fargli trovare un accordo” ha detto Livia Turco, Pd, proseguendo: “La massima confusione che regna nel Pdl e tra il Pdl e la Lega blocca i lavori del Parlamento e della ‘unità totale’ di cui ha parlato Maroni non si è vista traccia in Aula. Sarebbe gravissimo se per occultare lo stato confusionale in cui versa la maggioranza, il governo ponesse la questione di fiducia”.
Fiducia che dal capogruppo leghista alla Camera, Cota, è data in ogni caso come “probabile”. Si pensa, secondo quanto si apprende, alla possibilità di ‘spacchettare’ il provvedimento in tre parti e dare luogo dunque a tre distinte votazioni. Sarebbero circa 100 i voti a scrutinio segreto che potrebbero, senza la fiducia, essere chiesti sui 66 articoli del testo. Un incubo per Maroni, che non lo ha nascosto: “Abbiamo definito un accordo pieno nella maggioranza e il testo è scritto e chiuso, ora bisogna capire se si può procedere con la votazione, oppure se, a garanzia di portarlo a casa, sia meglio porre la fiducia”.
Mentre la maggioranza si accapigliava sul modo migliore di far passare il testo, davanti a Montecitorio protestavano i sindacati di polizia, contro le ronde i tagli subiti dal comparto. Il segretario del Pd Dario Franceschini li ha incontrati e ha commentato: “C’è qualcosa di profondamente sbagliato se in questo paese le forze dell’ordine devono manifestare davanti al Parlamento e alle Questure per chiedere di poter fare degnamente il proprio lavoro”. Quello della sicurezza, ha detto Franceschini, “è stato un tema al centro della campagna elettorale della destra che poi, naturalmente, ha dimenticato in fretta le promesse fatte. Hanno tagliato 300 milioni di euro, lasciando le macchine della polizia senza benzina. Gli straordinari non vengono pagati. E’ qualcosa di inaccettabile e inqualificabile”.
Francesco Scommi
(Tratto da www.aprileonline.info)