Alla sbarra ci sono 31 commercianti di Brancaccio che hanno negato di aver versato la tangente a Cosa nostra a dispetto anche delle intercettazioni. Per il gup l’istanza di Palazzo delle Aquile e di diverse associazioni è tardiva, resta solo Addiopizzo. Intanto quasi tutti gli imprenditori chiederanno di svolgere lavori socialmente utili per evitare il carcere
Sandra Figliuolo
Giornalista Palermo
17 ottobre 2024 14:04
La richiesta è “tardiva”: il gup Stefania Brambille – che sta processando 31 tra commercianti e imprenditori di Brancaccio che avrebbero favorito i loro estorsori, negando, a dispetto anche delle intercettazioni, di aver pagato il pizzo – ha con questa motivazione deciso che il Comune di Palermo, il Centro Pio La Torre, l’associazione Antonino Caponnetto e Confcommercio Palermo non saranno parte civile. Non solo: a quanto apprende PalermoToday, la maggior parte degli imputati chiederà la messa alla prova, ciò di svolgere un lavoro socialmente utile al posto di scontare eventualmente una pena in carcere.
La questione relativa alle parti civili era sorta già alla prima udienza, a marzo scorso, dove si era presentata soltanto l’associazione antiracket Addiopizzo (rappresentata dall’avvocato Salvatore Caradonna). Comune e altri enti avevano infatti ritenuto di non poter pretendere un risarcimento dal momento in cui l’accusa formulata dalla Procura contro gli imputati, quella di favoreggiamento semplice e non a Cosa nostra, non lo avrebbe permesso. I sostituti procuratori Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli, all’udienza successiva, avevano contestato anche l’aggravante. E Palazzo delle Aquile e le altre associazioni si erano presentate per costituirsi.
eri con un’ordinanza il giudice ha però rigettato le istanze spiegando che la modifica del capo d’imputazione “non prevede, anche e addirittura nell’ipotesi di contestazione di fatto nuovo, la riapertura del termine per la costituzione della parte civile” e “ritenuto che la modifica dell’imputazione è evidentemente attività che segue la preliminare costituzione delle parti, come accaduto nell’odierno procedimento”, “le richieste di costituzione avanzate all’odierna udienza sono, quindi, tardive”. Il gup aggiunge poi che “le istanze risarcitorie potranno comunque farsi valere in autonomo giudizio civile”.
Alla prossima udienza, che è fissata per il 23 ottobre, la maggior parte degli imputati chiederà di accedere alla messa alla prova, ovvero di poter svolgere un’attività socialmente utile per risarcire in qualche modo il danno provocato, ed evitare di finire in carcere in caso di condanna.
Nello specifico, gli imputati sono Giampiero Cannella, Giulio Matranga, Bernardo e Salvatore Martino, Giuseppe Airò, Paolo Vaccarella, Giovanni Visconti, Maria Prestigiacomo, Rosario Messina, Fabrizio Aruta, Rosario Carmelo Fulvo, Cristian Onofrio Biancucci, Giovanni Nuccio, Giuseppe Lo Negro, Antonio Rispetta, Alessandro Tinnirello, Ignazio Marciante, Antonino e Girolamo Giacalone, Antonio Pellegrino, Carlo Brancato, Salvatore Meli, Salvatore Giardina, Francesco Sparacello, Vincenzo Sinagra, Giacomo Pampillonia, Giovan Battista Caruso, Mercurio Sardina e Tommaso Calabria e Pietro Emanuele Binario.
La nota di Confcommercio
“Dispiace che non sia stata ritenuta ammissibile la nostra richiesta di costituzione di parte civile al processo contro i commercianti accusati di favoreggiamento alla mafia di Brancaccio. Si tratta di puri aspetti tecnici che non modificano in alcun modo la nostra posizione di ferma condanna contro i fenomeni criminali dell’estorsione e dell’usura e di ferma condanna nei confronti della mafia. Ma anche di condanna verso chi non denuncia nemmeno dinanzi all’evidenza”. Lo ha detto Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo e vicepresidente nazionale con delega alla legalità. “La nostra volontà era quella di costituirci perché questa è una storia molto brutta, il comportamento di questi commercianti perpetua un sistema che danneggia l’economia sana della città che negli ultimi anni ha imparato a sviluppare gli anticorpi e l’impermeabilità alle richieste di pizzo. Anche chi non denuncia danneggia l’economia sana e contribuisce alla sovraesposizione delle vittime che hanno scelto di denunciare”. E conclude: “Ribadiamo il nostro invito a denunciare sempre i fenomeni di taglieggiamento. Confcommercio sarà sempre al fianco di coloro che decidono di seguire il percorso della giustizia, non solo virtuoso ma anche doveroso, mettendo a disposizione gli sportelli antiracket e antiusura che servono a supportare le vittime sotto tutti gli aspetti che riguardano l’accompagnamento alla denuncia”.
Fonte:https://www.