Il mito della “caverna” di Platone…
Non siamo in grado – né vogliamo metterci in
grado – di conoscere la realtà.
Ce la fanno vedere
travisata, manipolata, adattata ad usum
delphini.
Riusciamo, sì e no, a vedere le… ombre.
Chi tenta di diradarle, viene espulso dal
“sistema”.
Con le buone o con le brutte.
Considerato “matto”, “visionario”, “fuori dalla
realtà”.
Capita anche a noi ogni volta che ci
azzardiamo a comprendere ed a tentare di far
comprendere quanto sia brutale e perverso il
“sistema”.
Quanto questo sia pervicacemente impegnato
a celarci, costi quel che costi, le sue
fondamenta, , le ragioni della sua nascita, la
genesi, le finalità che si propone, il suo essere.
Troviamo sempre qualcuno, anche talvolta in
mezzo a noi, che ci dice: “non è compito
nostro; non spetta a noi”.
Parliamo del “sistema” o, meglio, di “o
sistema”.
Parliamo, per essere ancora più espliciti, di
mafie.
C’è un male oscuro che attanaglia da sempre
la vita politica, sociale del nostro Paese:
la fragilità culturale delle sue classi dirigenti
ed una loro tendenza letale al
compromesso, all'”inciucio”.
Talché manca, dal dopoguerra ed ancor più
nei decenni avvenire, per non parlare
dell’oggi, quella caratterizzazione, quella
specificità, che connotavano ogni singola
forza politica.
Un vizio tutto italiota che ha dato vita al
“sistema” e che ci ha portato oggi a vedere le
“ombre” e non la realtà.
Il mito della “caverna” di Platone, appunto.
Il tutto aggravato da quella
tendenza, anch’essa tutta
italiota, gattopardesca, che, spariglia le
carte, sfuma i colori e che ci fa vedere non più
il bianco e nero, ma il grigio, non più il rosso e
bianco, ma il rosa e così via.
C’è una linea costante, ininterrotta, un
continuum, che lega il “sistema” attuale a
quelli precedenti, anche se certe loro
sfaccettature sono mutate fino a farli apparire
diversi sotto certi aspetti.
Non a caso oggi si comincia a parlare di
mafie militari, di mafie politiche, di mafie
economiche, di mafie istituzionali, pur
omettendo di dire – anzi alcuni lo negano-
che le prime sono al servizio di tutte le altre.
Le mafie sembrano sempre più essere
costitutive del Potere, connaturali con questo.
Fino a costituirne le stesse fondamenta.
Quando sentiamo coloro che dicono
“combattiamo le mafie”, senza precisarci
“quali” mafie si intende combattere e ci si
limita ad indicare in queste solo quelle
“militari” e non le altre- che sono le vere
mafie-, ti torna sempre in mente il “mito
della caverna”.
E, quando, peggio, si ipotizza e si
invoca, l’alleanza con il Potere, allora ti cadono
le braccia e ti viene da dire: “qua non si
capisce- o si fa finta di non capire- proprio
niente”.
… Quando noi diciamo che parlare di mafie
e… di ” antimafia” non è come parlare di
bruscolini e che per fare vera antimafia è
necessario avere piena, assoluta
consapevolezza di quello che è necessario
fare per uscire dalla… “caverna” di Platone
…!