Processo ai fratelli Cosentino, Cassazione conferma assoluzione
di Marilù Musto
La requisitoria del sostituto procuratore generale Stefano Tocci della Suprema Corte che chiedeva l’annullamento della sentenza di assoluzione per i fratelli Cosentino non ha convinto i consiglieri di piazza Cavour a Roma. E così, sono state confermate tutte le assoluzioni. Questa è la decisione della seconda sezione penale della Suprema corte di Cassazione sul processo per il monopolio dei carburanti e sul ruolo dei fratelli Nicola, Giovanni e Antonio Cosentino nella gestione della cassaforte di famiglia, l’azienda di distribuzione di carburanti Aversana Petroli. Si tratta di un’inchiesta della procura (Dda di Napoli) che aveva portato, il 3 aprile del 2014, all’arresto dei tre Cosentino, di imprenditori, funzionari pubblici e dipendenti della Q8, accusati, a vario titolo, di estorsione e illecita concorrenza, reati aggravati dal metodo mafioso.
In primo grado l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, Nicola Cosentino, era stato condannato dai magistrati del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – presidente Roberta Carotenuto – a 7 anni e sei mesi di carcere, mentre ai fratelli Giovanni e Antonio erano state inflitte rispettivamente condanne a 9 anni e mezzo e 5 anni e 4 mesi. Sentenza ribaltata in appello, relatore Massimo Perrotti della corte di Appello di Napoli, a settembre dello scorso anno, con una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati: oltre ai fratelli Cosentino, il funzionario della Regione Campania Luigi Letizia (condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi); i dipendenti della Q8 Bruno Sorrentino e Giovanni Adamiano, in primo grado condannati a tre anni e sei mesi; l’imprenditore Michele Patrizio Sagliocchi di Villa Literno era stato condannato a sette anni in primo grado.