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Qualcuno sostiene che ad Itri non c’è camorra. Basta ricordargli che Itri è collocata fra Fondi-Sperlonga-Gaeta e Formia, a nemmeno 10 chilometri da ognuna della 4…

E’ lodevole l’iniziativa assunta dalla giovane segretaria dell’IDV di Itri di far focalizzare, quanto meno, l’attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno dell’infiltrazione mafiosa sul suo territorio, ma non è quella delle “presenze” la strada maestra da seguire per individuare la sue dimensioni.

Ad Itri, distante, al contempo, da Gaeta, Formia, Sperlonga e Fondi, pochissimi chilometri, non c’è una camorra stanziale.

C’è, piuttosto, un fenomeno di investimenti sospetti di gente per lo più proveniente da altri paesi e da altre città, soprattutto nei settori dell’edilizia e del commercio.

Non è, quindi, con un censimento delle “ presenze” che si possono individuare eventuali soggetti mafiosi. O loro sodali.

Ma c’è un altro aspetto che va evidenziato.

Il camorrista non è tanto stupido da intestare la titolarità di un bene a se stesso.

Egli cerca sempre una testa di legno, un prestanome che risulti negli archivi giudiziari e di polizia “ pulito”.

La giovane dirigente dipietrista, pertanto, cambi registro e punti, piuttosto, ad ottenere un’inchiesta seria ed approfondita da parte della Guardia di Finanza di Formia o di Fondi sulla titolarità effettiva dei beni e sulla “provenienza” dei capitali investiti.

Ella parta, intanto, dai tanti “condoni” richiesti all’Amministrazione Comunale, vexata quaestio ed oggetto di antiche polemiche -ed anche di qualche indagine giudiziaria- sollevate da un vecchio amministratore comunale.

Per, poi, estendere tale richiesta per le attività commerciali, della ristorazione e del tempo libero e, se ci sono, finanziarie; ad ogni attività, insomma, che costituisca possibilità di business.

Sono questi i settori in cui, per lo più, investono le mafie sul territorio.

La stessa dirigente, comunque, non si meravigli per il contenuto delle affermazioni eventuali di qualche rappresentante dei mondi politico o istituzionali che affermi che sul territorio… non ci sono infiltrazioni mafiose.

Anche un Sindaco del PDL della vicina Gaeta sostenne qualche anno fa che questo è… ”indenne” dal pericolo di infiltrazioni mafiose, quando, al contrario, tutti sanno come stanno le cose.

E’, questo, un vecchio ritornello che vede certa gente negare l’evidenza.

Negare, negare, negare; non costa niente.

Il problema dei problemi, piuttosto, è la carenza di un’azione efficace di contrasto da parte degli organi locali dello Stato.

La Guardia di Finanza, ad esempio, non fa indagini sulla “provenienza” dei capitali, o, se le fa, esse si possono contare sulle dita di una mano.

La palla, quindi, passa alla politica.

C’è una parte politica reticente, se non connivente, ma c’è un’altra parte che non sa, non conosce, non approfondisce, non sa prendere il toro per le corna.

Oggi, grazie a Dio, c’è una Procura pontina “nuova”, con magistrati inquirenti che sanno il fatto loro e vogliono e sanno lavorare.

Ma, se sulle loro scrivanie non arrivano le informative complete, precise, esaustive, che mettano, cioè, in luce i veri aspetti dei problemi, che sono tutti di natura economica e di connivenza fra soggetti politici e malavitosi, essi cosa possono fare???

In provincia di Latina è l’impianto investigativo che non va come dovrebbe.

La Segretaria itrana dell’IDV ponga questo problema all’attenzione degli organi centrali del suo partito e li inviti ad intervenire in modo appropriato.

Se, poi, ella ha dei sospetti, delle segnalazioni da fare, sa come trovarci.

Lo dicemmo in occasione di un convegno promosso lodevolmente alcuni mesi fa dalla locale Azione Cattolica e lo ripetiamo ora a lei che dimostra di voler fare qualcosa per estirpare un cancro che sta divorando non solo l’economia di un territorio, ma anche la sua cultura.

Ci contatti e ci segnali i suoi sospetti.