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Quartieri dominati dalla camorra: ​è ora di dire basta

di Bernardino Tuccillo

Martedì 29 Agosto 2023, 00:00 – Ultimo agg. : 07:00 – Il Mattino

La tragica vicenda dello stupro delle due ragazzine del Parco Verde fa carsicamente riemergere il fenomeno drammatico delle vere e proprie enclavi di camorra presenti non solo in alcuni quartieri deprivati di Napoli ma soprattutto nella sua cintura metropolitana.

Sono stato per un tempo breve, nella primavera del 2016, Commissario straordinario Iacp. L’istituto era sull’orlo del baratro finanziario e con il direttore generale ci occupammo subito di due questioni: la prima le occupazioni abusive degli immobili, successivamente le morosità pregresse. Non si era ancora spenta l’eco del dramma di Fortuna Loffredo, bimba di sei anni fatta precipitare da un orco dall’ ottavo piano poi condannato per omicidio e violenza sessuale: gli inquirenti poi scoprirono un giro perverso di pedopornografia. Fu allora (repetita iuvant: primavera 2016) subito evidente che il Parco Verde costituisse una sfida continua, aperta al cuore delle istituzioni e che i cittadini onesti che vi risiedevano vivessero succubi dei clan.

Come vertici dell’Iacp ci recammo al Comune di Caivano a colloquio con l’allora sindaco Simone Monopoli e decidemmo di porre finalmente mano a una ricognizione degli occupanti del Parco Verde, con un occhio di riguardo alle famiglie che sentenze definitive della Dda ci indicavano come riconducibili ai clan, oltre che illegittime residenti negli immobili iacp. La stessa attività fu avviata dopo interlocuzioni, in tali casi telefoniche, con i primi cittadini di Ercolano e Nola, Buonajuto e Biancardi. Incontrammo da parte degli amministratori assoluta disponibilità ad avviare un piano di bonifica e di sgombero di famiglie di pregiudicati per reati di associazione camorristica dai parchi Iacp. 

La mia permanenza all’Istituto fu breve (non intendo ricostruire quell’ esperienza), in seguito da cittadino mi sarei aspettato che le importanti iniziative appena avviate avessero un seguito. Ma nulla di tutto ciò. Parco Verde è sempre di più centro di spaccio a cielo aperto, le assegnazioni degli immobili sono gestite alla luce del sole dalla camorra e i diritti essenziali, in primis quello ad un’infanzia serena, sono negati. Turba la denuncia del coordinatore di un’ associazione locale secondo la quale i bambini dell’insediamento non hanno mai visto il mare.

Il bravissimo padre Maurizio Patriciello è sempre coraggiosamente immerso in centinaia di meritorie attività di recupero sociale, ma le sue omelie nella Parrocchia adiacente allo sventurato insediamento vanno quasi deserte, come se vi fosse una regia che suggerisce il suo isolamento… È già emerso che due dei minori autori dello stupro di qualche giorno fa siano i rampolli dei boss del quartiere ed abbiano già provveduto a raccomandare il massimo dell’ omertà. Incredibili i commenti di cittadini che imputerebbero ai genitori delle cugine stuprate la responsabilità della inaudita violenza subita: «I genitori dovevano controllarle meglio». C’è da augurarsi che il premier Giorgia Meloni, nell’annunciare la sua visita al Parco Verde, possa dare concretamente il senso di una nuova attenzione dello Stato a quartieri, zone così fortemente disagiate. Così come spero che la presenza a Caivano della presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo e gli impegni assunti dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi siano testimonianza di voglia di fare, non di mera ritualità. 

La storia tragica del Parco Verde ricorda troppo quella del rione Salicelle di Afragola, dei comparti di Edilizia residenziale pubblica a Melito, Nola, Ercolano, Marano, per citare solo alcuni esempi. L’intera area metropolitana di Napoli vive in una tetra condizione dove la maggioranza delle persone oneste sono prive di tutela in una sorta di microstato “legibus solutus”, basti aggiungere il dato impressionante dei Comuni del Napoletano sciolti, anche più volte , perché ritenuti permeabili agli interessi del clan della camorra. C’è bisogno di una nuova primavera di mobilitazione civica contro i clan che, come ad inizio anni 80, parta dalle scuole, dai giovani, dall’associazionismo, dalla Curia, come dimenticare la nobilissima opera del vescovo don Riboldi? Soprattutto c’è bisogno che finalmente le istituzioni facciano sul serio la parte che compete loro: forse siamo ancora in tempo, ma nemmeno un giorno dev’essere sprecato. 

Fonte:https://www.ilmattino.it/pay/edicola/caivano_parco_verde_cuginette_violentate-7598815.html