Relazione del nostro Presidente al Convegno indetto sui temi della legalità in provincia di Latina dal PRC a San Felice Circeo il 14 febbraio 2010
DUM ROMAE CONSULITUR SAGUNTUM EXPUGNATUR
Spiritosi e significativi tema e data di questo incontro promosso a San Felice Circeo dal PRC nel giorno di San Valentino.
Ci sono due modi di combattere illegalità e mafie:
-il primo è quello di RACCONTARLE, cercando di far leva sulla sensibilità dei cittadini e fornendo il massimo possibile di informazioni sui fatti già AVVENUTI;
-il secondo è quello di PREVENIRE i fatti, DENUNCIANDOLI e facendo in modo che essi non si verifichino.
L’antimafia del “ GIORNO DOPO “ il primo, l’antimafia del “ GIORNO PRIMA “ il secondo.
L’Associazione “A. Caponnetto” ha scelto questo secondo modo di fare antimafia.
Si vanno sempre a cercare illegalità e mafie fuori e lontano da noi.
Si cercano nei clan, nelle ‘ndrine, nelle “ famiglie” insediati sul nostro territorio dagli anni ’60.
E si stilano rapporti, informative, relazioni, servizi giornalistici che non inquadrano mai il problema nei suoi termini reali, omettendo di evidenziare che c’è anche e soprattutto una mafia autoctona, costituita da soggetti che sono nati e cresciuti in provincia di Latina.
Una grande campagna di disinformazione e di manipolazione della verità che non ci consente di impostare un’azione efficace.
Illegalità e mafie sono in mezzo a noi che facciamo finta di meravigliarci di fronte agli eventi, che votiamo partiti ed uomini contigui e collusi con le mafie, che approviamo piani regolatori che consentono insediamenti ed investimenti mafiosi, che denigriamo e minacciamo investigatori e magistrati che combattono le mafie, che non collaboriamo con questi, non segnaliamo, non denunciamo, che facciamo finta di non vedere e giriamo la faccia dall’altra parte.
Scrive il Procuratore di Palermo Roberto Scarpinato ne “ Il ritorno del Principe”:
“Non è vero che la mafia è quella che si vede in TV e che i corrotti e criminali sono una malattia della nostra società”, ed aggiunge “ Qui, in Italia, la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere, a parte poche eccezioni (la Costituente, Mani Pulite, il maxiprocesso a Cosa Nostra).
Ricordate il Principe di Machiavelli?
In politica qualsiasi mezzo è lecito; ci sono i volti impresentabili di Riina, Provenzano, Lo Piccolo (Schiavone n. d. r) e poi c’è la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento. Ma il potere è lo stesso, la mano è la stessa “
Il nostro modo di essere diversi anche rispetto a tante altre nostre consorelle è determinato proprio da tale constatazione, da tale consapevolezza.
Le mafie sono annidate nei partiti politici, nelle istituzioni, negli uffici, nelle professioni, nella società.
Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni.
La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza, la cosiddetta “ ala militare”.
Quella vera, quella “economica”, dei “ colletti bianchi” come suol dirsi, è altra cosa e sta nel Palazzo.
Andate a vedere CHI non ha voluto sciogliere Fondi, ma prima ancora Ardea.
Andate a vedere CHI sta tentando di svuotare, o di revocare, la legge regionale che ha istituito, per sottrarre il territorio all’assalto della speculazione, il Parco Naturale dei Monti Ausoni e del Monumento Naturale del Lago di Fondi.
Nel Parlamento (il caso del rifiuto alla richiesta di arresto del Sottosegretario Cosentino è emblematico), nei consigli regionale, provinciale, comunali.
Le mafie che costringono il PM De Magistris ad abbandonare la Magistratura;
le mafie che si adoperano per far insabbiare le inchieste.
Queste sono le mafie che noi cerchiamo di contrastare, non con le enunciazioni di principi, con i proclami, con la retorica, ma, al contrario, scavando, indagando e denunciando, stando attenti, soprattutto, a fare in modo che le nostre denunce arrivino sulle SCRIVANIE GIUSTE.
L’anno appena trascorso per noi è stato estremamente impegnativo.
Grazie allo sforzo generoso di pochi nostri bravi amici, siamo stati in grado di fotografare situazioni molto serie che riguardano soprattutto i territori di Civitavecchia, Tarquinia, Terracina, Formia, territori che – come quello di Fondi sul quale ci siamo spesi negli anni andati – sono fortemente infiltrati dalle mafie e dei quali, purtroppo, a livello politico non si parla a sufficienza.
Il Sottosegretario agli Interni Mantovano, rispondendo alcuni anni fa ad un’interrogazione parlamentare, ha scritto che le attività delle mafie nel Basso Lazio si esercitano “principalmente nei settori agroalimentare, ittico, industriale ed edilizio (in quest’ultimo mediante la creazione, ad esempio, di società finanziarie ed immobiliari “ (e di consorzi, come nel caso venuto fuori in questi giorni che riguarda la Protezione Civile).
Mantovano nella sua risposta fa riferimento anche ad “IMPRENDITORI LOCALI “.
L’ex S. Procuratore Nazionale Antimafia Luigi De Ficchy, in una delle sue Relazioni, ha scritto testualmente:
“Mi è stato segnalato dai colleghi di Latina che vi è un interessamento a livello di penetrazione, infiltrazione patrimoniale negli acquisti di supermercati ed immobili nella loro provincia e che vi sarebbero attualmente investimenti in questo campo “
Si tratta di una vecchia Relazione che non illustra appieno una situazione che oggi è ancora più grave, molto più grave.
Oggi l’assalto delle mafie in provincia di Latina riguarda, oltre ai settori già individuati e descritti (edilizia e commercio), quelli alberghiero, della ristorazione, dei bar, del tempo libero.
Ma il dato che più ci allarma è quello che riguarda la risposta dello Stato.
Una risposta debole, in parte inefficace.
Il Prefetto Frattasi ha fatto un buon lavoro ed è andato via.
Insultato.
Minacciato per aver fatto il suo dovere di servitore dello stato.
Il Comandante provinciale dei Carabinieri Col. Rotondi stava facendo un lavoro eccellente ed è stato mandato via.
Il Questore D’Angelo ed i suoi collaboratori più stretti stanno facendo un lavoro serio e speriamo che non mandino via anche loro.
Della Guardia di Finanza non possiamo dire la stessa cosa.
Essa ha fatto e fa pochissime verifiche di natura patrimoniale, sull’”origine” delle montagne di capitali che sono stati e vengono tutti i giorni investiti in provincia di Latina.
Della Procura della Repubblica di Latina basti citare quanto hanno scritto i magistrati della DDA di Roma De Martino e Curcio a proposito delle inchieste “ DAMASCO” su Fondi:
“Nella stragrande maggioranza dei casi si è proceduto, da parte delle diverse autorità giudiziarie di questo Distretto, rubricando la massa dei fatti oggetto d’indagine – in realtà di stampo mafioso – in fatti di criminalità comune “.
Un giudizio secco, un pugno nello stomaco, errori ed omissioni gravissimi per i quali nessuno è stato punito e che scontano oggi sulla propria pelle i cittadini della provincia di Latina!
Allora, se la Procura territoriale, la Guardia di Finanza non hanno fatto quanto avrebbero dovuto e potuto fare, come possiamo sperare in un buon esito della battaglia in provincia di Latina contro le mafie.
Perché non si indaga sulle residenze anagrafiche nei comuni di SS. Cosma e Damiano, Minturno, Formia, Gaeta, Sperlonga (a Sperlonga abbiamo individuato un’intera lottizzazione di una cinquantina di unità immobiliari intestate tutte a persone che vengono dalla Campania), , Fondi, Terracina ecc. di soggetti provenienti da province del sud e che probabilmente votano in provincia di Latina?
Perché non si riprende il fascicolo archiviato che riguarda l’inchiesta della “ Formia Connection” nella parte che riguarda il “ voto di scambio”?
Perché non si riprendono e si rileggono con un’ottica che tenga conto della situazione esistente in questa provincia i fascicoli relativi agli omicidi dell’avv. Mosa a Sabaudia, dell’avv. Di Maio ad Aprilia, di Don Boschin a Borgo Montello e al suicidio del Capitano della Gdf Fedele Conti a Fondi???
Una situazione seria, in una provincia definita dall’ex Presidente del TAR Dr. Bianchi una sorta di… patria dell’illegalità.
Quali i rimedi?
Un discorso, questo, complesso ed allo stesso tempo semplice.
Intanto è necessario un sussulto di orgoglio da parte dei cittadini, almeno della parte sana della collettività, che debbono essere più attenti a quanto succede sul territorio e segnalare a noi quanto di anomalo notano.
Ma, oltre a questa esigenza, c’è quella che riguarda la selezione di una classe politica che non sia corrotta e collusa con i mafiosi.
Questo per quanto riguarda i cittadini.
C’è, poi, l’esigenza che lo Stato mostri un’effettiva volontà di contrastare efficacemente le mafie.
Come?
1) acquisendo, in primis, la consapevolezza che la mafia oggi è IMPRESA e come tale va combattuta con un aggiornamento delle tecniche investigative basate per lo più sulle indagini patrimoniali;
2) potenziando con risorse, mezzi e personale adeguati il lavoro di “ intelligence”;
3) scovando e perseguendo l’”area grigia” dei collusi con i mafiosi nelle professioni, nelle istituzioni e nella politica;
4) facendo in modo che alla Procura di Latina venga un Procuratore Capo del livello, in materia di antimafia, di un De Ficchy a Tivoli, di un Piro a Velletri o di un Amendola a Civitavecchia;
5) l’istituzione della Procura della Repubblica a Gaeta, così come c’è a Cassino, oltreché a Velletri, Civitavecchia e Tivoli.
Il discorso, come si vede, è tutto politico.
Non pigliamoci in giro ancora perché
illegalità e mafie stanno proprio nella politica e nelle istituzioni.
Tutto il resto è retorica.