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Relazione del nostro Segretario Regionale nel Convegno promosso dall’Ass. Caponnetto a Civitavecchia il 20 aprile 2009

“Non è vero che la mafia è quella che si vede in TV e che i corrotti ed i criminali sono una malattia della nostra società”

Ed ancora “ Qui, in Italia, la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere, a parte poche eccezioni (la Costituente, Mani Pulite, il maxiprocesso a Cosa Nostra).

Ricordate il Principe di Machiavelli?

In politica qualsiasi mezzo è lecito.

C’è un braccio armato (anche le stragi sono utili alla politica del Principe), ci sono i volti impresentabili di Riina, Provenzano, Lo Piccolo e poi c’è la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento.

Ma il potere è lo stesso, la mano è la stessa “

E, poi:

“Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni. La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza, la cosiddetta “ala militare”.

(da “Il ritorno del Principe” di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato –ed Chiarelettere).

Quella vera, quella economica, dei “colletti bianchi”, è altra cosa.

Essa sta nelle istituzioni, nei consigli comunali, provinciali, regionali, in Parlamento. E nelle professioni.

Ma cosa oggi è la mafia?

Risponde l’ex Procuratore Nazionale Antimafia Pierluigi Vigna:

“La mafia è cambiata nel corso del tempo. Oggi è per lo più IMPRESA. E per impresa mafiosa non intendo la mafia che gestisce i mercati illeciti, ma quella che crea con i soldi sporchi imprese che producono beni leciti.

Questa è stata la trasformazione.

Prima del settembre 1982, l’impresa mafiosa era gestita direttamente dal capo mafia o dai suoi familiari, utilizzando il denaro proveniente dai mercati illeciti e dall’uso delle violenza.

Con le misure di tipo patrimoniale, il mafioso non agisce più personalmente, ma attraverso un prestanome.

Fino a quando non si arriva alla terza fase:

l’impresa a partecipazione mafiosa.

Significa che nasce un’azienda legale, ma i capitali della mafia, attraverso il prestanome e con l’acquisto di azioni e quote societarie, penetrano nell’impresa.

La mafia si presenta così sul mercato avvalendosi dei privilegi che l’impresa mafiosa, rispetto alla grande impresa, possiede.

Così facendo, la mafia altera le regole del mercato mirando ad avere il monopolio o l’oligopolio in particolari settori ed ambiti: trasporti, calcestruzzi, rifiuti, movimento terra “.

Questo è il quarto convegno che la nostra Associazione promuove a Civitavecchia e sull’area dell’alto Lazio per richiamare l’attenzione dei cittadini e della Autorità tutte sulla gravità del fenomeno della presenza mafiosa sul territorio.

Abbiamo ora redatto un Rapporto che ci premureremo di far pervenire nei prossimi giorni nelle mani giuste.

Un Rapporto predisposto sulla base di documenti relativi a procedimenti penali, articoli di quotidiani, relazioni di associazioni, atti parlamentari, indiscrezioni provenienti dal mondo politico, culturale ed imprenditoriale cittadino, ma anche da ricerche effettuate sul campo.

Sul piano della sensibilità di fronte ai fenomeni criminali, dobbiamo registrare con soddisfazione un’attenzione maggiore rispetto agli anni passati da parte di importanti quotidiani, come “Il Corriere della Sera”, ”Il Messaggero”, ”La Repubblica”, ”Il Sole 24 ore”, ”l’Unità “ed altri, ma anche, al contrario, un’allarmante assenza della politica che ha teso –e continua a tendere –a minimizzare denunce ed eventi che appaiono molto di più che semplici campanelli di allarme.

Sappiamo tutti abbastanza bene che quando ci sono grandi appalti di opere pubbliche, gli appetiti mafiosi si scatenano e in questo territorio ci sono e/o ci dovranno essere enormi investimenti di denaro pubblico, sia per l’ampliamento del porto sia per l’eventuale –speriamo ancora di no –costruzione della centrale a carbone.

Non solo. Da qualche tempo in città girano strane voci, sulla cui fondatezza ovviamente non possiamo sapere alcunché, che parlano di strani “passaggi di proprietà”, ”di acquisti di immobili, strutture commerciali, aziende” -per citare le parole dell’on. Lumia, – effettuati da persone che notoriamente non avrebbero tutta la disponibilità di denaro occorrente.

Dati altrettanto inquietanti e sui quali è necessario riflettere sono quelli che riguardano l’apertura, negli ultimi 10-15 anni, di decine e decine di nuove filiali di banche e, in particolare, gli investimenti, talvolta ingenti, in attività, che, stante la povertà del tessuto economico cittadino (basti pensare che a Civitavecchia la disoccupazione ha raggiunto una percentuale del 23 %), non avrebbero alcuna ragione di essere in una corretta economia di mercato.

Nel gennaio di quest’anno il Deputato del territorio, l’on. Pietro Tidei del PD, riferendosi a non meglio precisate segnalazioni giuntegli da cittadini ed imprenditori, ha comunicato alla stampa il suo intendimento di contattare il Prefetto di Roma al fine di far verificare se ci siano le condizioni per sciogliere il Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.

IL RADICAMENTO DELLE CONSORTERIE CRIMINALI DI STAMPO MAFIOSO SECONDO I MAGISTRATI E GLI ORGANISMI ANTIMAFIA

Il 13 maggio 2003 si è tenuta, da parte della Commissione Parlamentare Antimafia, l’audizione dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma e del sostituto Procuratore Nazionale Antimafia dr. Luigi De Ficchy.

Due le novità emerse:

-una scarsa collaborazione fra gli Uffici della DDA di Roma e le altre Procure laziali;

-una vasta azione di monitoraggio, da parte della stessa DDA romana, su tutti gli attentati e gli incendi dolosi verificatisi sul litorale romano, da Ostia, Anzio, Nettuno e, in particolare, Civitavecchia (v. ”Il Messaggero” del 14.5.2003).

Nel resoconto stenografico di tale seduta della Commissione Parlamentare Antimafia si legge:

“Abbiamo notato la presenza sul litorale della regione (intendendo non soltanto la parte Sud, che tradizionalmente poteva essere maggiormente sottoposta alle infiltrazioni camorristiche, ma anche la parte del litorale fino a Civitavecchia e, a salire, fino ai confini con la Toscana), di formazioni della criminalità organizzata di origine siciliana, calabrese e, ovviamente e ancor più tradizionalmente, campana”.

E, ancora: ”… sarebbe per noi interessante approfondire il ruolo giocato da questo gruppo mafioso dei Rinzivillo di Gela, di cui c’è stata segnalata la presenza a Roma, non solo per attività, se capisco bene, di caporalato, di collocamento della manodopera immigrata per lavoro nero, ma anche, e questo mi pare più rilevante, per attività connesse con gli appalti per il porto di Civitavecchia.

Io chiedo, Presidente, di dedicare una particolare attenzione della Commissione alla vicenda di Civitavecchia…

A questo proposito chiedo quale sia il ruolo nella vicenda di Civitavecchia e nei lavori per il porto dell’imprenditore edile Di Vincenzo. Mi risulterebbe un ruolo dell’imprenditore edile Di Vincenzo, che credo abbia legami tali da essere degno di attenzione da parte dell’autorità di polizia e giudiziarie… omissis…

C’è un problema di rapporti tra questi settori inquinati, tra queste attività inquinate e la politica?

Perché se c’è, credo che la Commissione Parlamentare antimafia, anche soltanto sotto forma di ipotesi, debba occuparsene e debba approfondire la questione (dr. Italo Ormanni, procuratore aggiunto della DDA di Roma, in resoconto stenografico della seduta del 13 maggio 2003 della Commissione Parlamentare Antimafia).

Il Dr. De Ficchy aggiunge:
”Così come mi è stato segnalato dal Procuratore, vi è una particolare concentrazione di questi gruppi (mafiosi) nelle zone del litorale romano. Ne fanno fede gli arresti di latitanti avvenuti proprio sul litorale, per cui è importante segnalare anche questa particolare concentrazione…

Ritengo che su queste zone da tanto tempo vi sia un insediamento massiccio di gruppi criminali e che la situazione non sia affatto tranquillizzante, così come alcune analisi che leggo dalla stampa riportano” (dr. Luigi De Ficchy, sostituto Procuratore della DNA, in resoconto stenografico della seduta del 13 maggio 2003 della Commissione Parlamentare Antimafia).

Nell’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica” (9.5.2003) l’Onorevole Giuseppe Lumia, componente della Commissione Parlamentare Antimafia della quale è stato nelle passate legislature anche Presidente, torna a parlare di nuovo di enormi interessi mafiosi sul territorio civitavecchiese affermando testualmente:

“… sto pensando in particolare alle mire sui lavori del porto di Civitavecchia di cui ho parlato già molto tempo fa. Ma mi riferisco anche agli acquisti di immobili, strutture commerciali, aziende… ”.

Affermazioni di estrema gravità, sopratutto perché provenienti da chi, come l’On. Lumia, per l’esperienza e le conoscenze maturate negli anni in un osservatorio cruciale qual’è la Commissione Parlamentare Antimafia, evidentemente conosce molto bene certe situazioni e può, quindi, fare determinate affermazioni con cognizione di causa.

Sta di fatto che quegli acquisti oggi continuano e si sono estesi anche ai terreni, come è avvenuto nei territori anche di Santa Marinella, Tolfa ecc…

Il 7 giugno 2003, durante la Festa per il 189° anniversario dell’Arma dei Carabinieri tenutasi a Civitavecchia, il Cap. Massimo Scolamacchia fa riferimento ad un crescente allarme per le infiltrazioni della criminalità organizzata, affermando che “ si vanno profilando significativi indizi connessi a probabili infiltrazioni di sodalizi strutturati e ben delineati nel territorio, finalizzati ad ottenere il progressivo controllo della attività economiche ricollegabili a cosche di stampo camorristico “ (Il Messaggero dell’8.6.2003).

Nella Relazione del secondo semestre 2003 al Parlamento, la DIA ha evidenziato la presenza nella parte meridionale del Lazio, ma anche nell’intero tratto costiero, di elementi collegati alla mafia siciliana (famiglie Privitera e Cursoti).

Cosa Nostra, segnala la DIA, è interessata alla realizzazione delle opere pubbliche nel Lazio, sia lungo la fascia della litoranea, che nelle zone interne. Sempre nella nostra regione, inoltre, nello stesso Rapporto della DIA, viene evidenziata la presenza di elementi collegati alle ‘ndrine dei Morabito-Mollica e Gallace-Novella, originari del soveratese.

E’, peraltro, prevedibile, sostiene sempre la DIA nel 2003, un possibile tentativo da parte di taluni appartenenti alla ‘ndrangheta di effettuare cospicui investimenti di capitali in attività commerciali nella Capitale, nonché di insinuarsi negli appalti previsti per i lavori di ristrutturazione e ammodernamento delle aree portuali di Civitavecchia e Gaeta. Segnali di tali investimenti da parte di un gruppo di Locri sono stati da noi individuati a Latina.

Ma per Civitavecchia l’allarme per quanto riguarda le attività mafiose non riguarda solamente il porto e gli appalti pubblici.

“Probabili infiltrazioni mafiose legate ad abusi edilizi sono segnalate dalla Procura di Civitavecchia”, rivela il Procuratore Generale della Corte di Appello, Salvatore Vecchione, nella relazione con cui ha inaugurato l’anno giudiziario scorso.

Sostiene la DIA che le mafie, se non trovassero una sponda nelle istituzioni e nella politica, non riuscirebbero comunque, anche mimetizzandosi come sono solite fare, ad aggiudicarsi appalti pubblici ed anche privati.

C’è, quindi, una contiguità tra politica e mafie e tale contiguità è emersa anche dalle rivelazioni del settimanale “L’Espresso”, il quale ha reso noti alcuni nomi che sarebbero venuti fuori da intercettazioni telefoniche relativamente ai lavori che hanno interessato i porti di Gaeta, Civitavecchia, Terracina, San Felice Circeo, Anzio ecc.

Nel novembre 2003, a seguito della presentazione del Rapporto della DIA alla Commissione Parlamentare Antimafia, il Sen. Ludovico Pace (AN) lancia l’allarme su quanto sta avvenendo nelle Autorità Portuali e sulle correlazioni fra ciò e la gestione delle Autorità Portuali stesse:

“Chiedo di stare attenti e… di verificare bene come vengono spesi i soldi delle Autorità Portuali, compresa quella del Lazio.

… Stiano attenti i Sindaci dei Comuni sul litorale laziale che hanno un porto a non dare più poteri alle Autorità Portuali di quanto già non ne abbiano…

A Fiumicino si dovrà costruire un porto commerciale e, quindi, si immagina che l’Autorità Portuale possa essere competente sull’area del porto commerciale.

Però l’Autorità Portuale sta chiedendo al Comune anche altre aree oltre a quella dove dovrà sorgere il porto commerciale da sottoporre alla propria giurisdizione.

Sono tutti onestissimi, per carità, prosegue il Sen. Pace, ma,… più aree e più terreni diamo alle Autorità Portuali, più rischio c’è di infiltrazioni. Se è vero, com’è vero, che le Autorità Portuali vanno a trattativa diretta per quanto riguarda gli appalti e non attraverso gare pubbliche “ (ADNKRONOS 29 novembre 2003).

Il 10 febbraio 2007 il “Corriere della Sera”, ritornando sulla vicenda Rinzivillo-Canale, pubblica alcune intercettazioni telefoniche tra lo stesso Canale e l’allora Presidente dell’Autorità Portuale, intercettazioni, però, subito smentite da quest’ultimo.

Nello stesso servizio il Corsera ha pubblicato anche alcuni passi della Relazione annuale sulle attività della DNA nel 2006, nel capitolo redatto dal S: Procuratore Dr. Luigi De Ficchy, passi nei quali si metteva in risalto il fatto che a spadroneggiare nelle attività portuali a Civitavecchia era il clan dei Rinzivillo, giunti a Civitavecchia nel 2000 con un solo obiettivo: fare affari accaparrandosi commesse pubbliche, dal ripascimento, a strade, moli, ponti.

Il Procuratore dichiarava che si stava indagando anche sulla presenza della cosca calabrese dei Rizzato e che fino al 2003 il gruppo della ‘ndrangheta Morabito aveva spadroneggiato nei comuni a nord della Capitale operando nei settori del pizzo, dell’usura e delle concessioni di crediti a commercianti in difficoltà.

L’allora Presidente dell’Autorità Portuale contestò quanto scritto dal “Corriere della Sera”, annunciando querele al giornale ed ai cronisti firmatari del servizio.

Il “Corriere della Sera” nel luglio del 2007 ritorna sull’argomento con un’intervista al S. Procuratore della DNA, Dr. Luigi De Ficchy, il quale dichiarò:

“E’ una situazione molto preoccupante; la grande mole di investimenti prevista fra Gaeta e Civitavecchia comporta un grande rischio di infiltrazione mafiosa, com’è accaduto purtroppo molto spesso negli ultimi anni.

Purtroppo in Regione è ferma da tre anni una legge che permetterebbe controlli rigidi sulle imprese che vincono gli appalti pubblici. Se venisse sbloccata, sarebbe più facile tenere alla larga le organizzazioni criminali. ”

“La malavita attracca dunque nel Lazio, prosegue l’articolo del quotidiano milanese. E’ l’altra faccia del boom della nautica e del turismo sul litorale. La Regione negli ultimi anni ha riscoperto la vocazione marinara: Civitavecchia è diventata una delle tappe fisse delle lussuose navi da crociera che attraversano il Mediterraneo. E, al tempo stesso, è uno degli scali delle cosiddette autostrade commerciali del mare, come del resto anche Gaeta.

Ancora, la Giunta Marrazzo ha costituito il distretto industriale della nautica, per far decollare le oltre mille imprese del settore affacciate lungo i 360 chilometri di costa E in questo quadro sono stati presentati tantissimi progetti di porti turistici. Un colossale giro di soldi che inevitabilmente attrae la malavita. ”Quando ero Assessore all’Ambiente -racconta Angelo Bonelli dei Verdi- abbiamo dovuto bloccare tantissimi progetti. Se li avessimo accolti tutti, adesso ci sarebbe un porticciolo ogni 7 chilometri. A chi servono? Oltre alla questione ambientale, c’è un altro tema: da dove vengono i soldi? Si tratta in realtà di operazioni immobiliari, di speculazioni. E c’è il sospetto fondato che in alcuni casi possano servire per riciclare denaro sporco “.

E, facendo un focus sulle situazioni critiche, sempre Bonelli afferma: “S. Marinella e Civitavecchia: è l’altro grande agglomerato critico, dal punto di vista delle infiltrazioni. Qui hanno lavorato a grandi appalti imprese legate alla cosca dei Rinzivillo”.

Nell’ottobre 2007 l’Associazione CODICI, nel presentare a Roma la relazione “Le mani della criminalità sulla città”, relativamente al litorale nord, scrive: “ La presenza della criminalità organizzata è attestata dal ’98, quando fu arrestato un uomo, a Marina di Cerveteri, affiliato al clan camorristico del quartiere Barra di Napoli. Un mese dopo, a Santa Marinella fu arrestato un 53enne casertano vicino al clan Casalesi –Schiavone – Iovine. Successivamente, a Ladispoli, viene trovato un altro esponente legato al clan di Nitto Santa Paola.

Nelle relazioni della DIA viene sovente evidenziata la presenza di elementi collegati a Cosa Nostra (come le famiglie Privitera e Cursoti e i fratelli Rinzivillo, vicini a Giuseppe Madonia), interessati alla realizzazione delle opere pubbliche nel Lazio, sia lungo la litoranea che nelle zone interne, con particolare riferimento ai porti di Civitavecchia e Gaeta. Sempre nella parte nord della provincia, le stesse fonti ufficiali riferiscono della presenza di alcune ‘ndrine (clan Alvaro, Galati, Ienco e Tassone).

A Civitavecchia, il porto più importante presso Roma, si è insediata la terza generazione dei Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata, i quali hanno concluso stabili raccordi con la criminalità locale, trasformando l’asse Civitavecchia-Ladispoli in una cellula logistico-operativa.

Anche il clan camorristico Di Lauro di Scampia, servendosi dello stesso porto, smerciava grandi quantitativi di droga provenienti dalla Colombia.

Tali movimenti illeciti sono ampiamente testimoniati dai diversi arresti compiuti dalle forze dell’ordine; gli ultimi, eclatanti, risalgono alla scorsa estate, ai mesi di giugno e luglio, in cui i Carabinieri della stazione di Civitavecchia e la DDA hanno tratto in arresto diverse persone affiliate al clan dei Gallo-Cavalieri, portando a termine quella che è stata chiamata “operazione Nerone”. Tra le persone tratte in arresto, molte erano residenti proprio a Civitavecchia”.

Ed ancora nella Relazione della Direzione Nazionale Antimafia relativa al periodo 1 luglio 2006-30 giugno 2007 leggiamo:

“Sul territorio di Viterbo vengono anche segnalate numerose presenze di elementi di spicco di organizzazioni meridionali di stampo mafioso. Alcuni di tali soggetti risiedono sul territorio in ragione della sottoposizione all’obbligo di soggiorno. Sul territorio risultano anche residenti alcuni soggetti, che sono stati in passato detenuti presso la locale casa circondariale e sottoposti al regime dell’art.41 bis-Ordinamento Penitenziario. Trattandosi di elementi di elevata capacità criminale, è da temere il progressivo inquinamento del tessuto sociale nel territorio. Episodio inquietante è l’incendio doloso a un distributore di carburanti verificatosi in data 30.5.2007, già sottoposto a sequestro preventivo da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Nella Bassa Tuscia sono state individuate infiltrazioni nel tessuto economico da parte di gruppi legati ad alcune famiglie Rom, che nella provincia romana sono dedite al riciclaggio di denaro provento di delitti, al traffico di sostanze stupefacenti ed all’usura.

Il circondario di Civitavecchia, essendo prevalentemente formato da località che per molti mesi dell’anno sono poco frequentate, risulta particolarmente idoneo alla presenza di reti logistiche impiegate per il supporto di latitanti di stampo mafioso. Il litorale evidenzia, inoltre, gravi infiltrazioni da parte di famiglie camorristiche.

Di rilievo è l’indagine che ha portato all’individuazione di un’associazione finalizzata alla commissione di rapine e di attentati incendiari ai danni di cittadini di Montalto di Castro. Il gruppo era composto dalla famiglia di Salone Ignazio, conosciuto per i suoi collegamenti con la camorra.

Va, inoltre, evidenziato che il territorio circondariale presenta alti rischi di infiltrazione mafiosa in ragione della futura realizzazione di imponenti opere relative al Porto di Civitavecchia e di riconversione della locale centrale termoelettrica dell’ENEL. Il porto di Civitavecchia soprattutto, grazie ai nuovi collegamenti con i porti spagnoli, sta diventando un luogo privilegiato per l’importazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti”.

L’allarme sulle infiltrazioni mafiose a Civitavecchia viene rilanciato il 30 gennaio 2008 in un articolo pubblicato da L’UNITA’ che, riportando quanto messo nero su bianco dal S. Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Dr. Luigi De Ficchy nella relazione annuale, scrive:

“Opere imponenti ed appalti che fanno gola alla mafia, come il porto di Civitavecchia o la riconversione della centrale ENEL, ma anche attività commerciali ed imprenditoriali “.

Ed ancora: “ Il litorale romano e Civitavecchia restano al centro dell’interesse di mafiosi e camorristi. Per la futura realizzazione di imponenti opere, come il porto e la centrale ENEL”

A tale articolo segue una risposta del Sindaco di Civitavecchia che annuncia querele al giornale.

Nella prima Relazione annuale sulla ‘ndrangheta approvata all’unanimità dalla Commissione Parlamentare Antimafia nel febbraio 2008 si fa particolare riferimento al tentativo dell’organizzazione criminale di prendere il controllo dei sistemi economici portuali, dei consistenti appalti legati alle infrastrutture marittime e degli scali, da utilizzare come punti di smistamento per ingenti partite di droga. I porti ai quali fa riferimento la Relazione sono in primis quello di Gioia Tauro e, poi, soprattutto per il traffico di droga, quelli di Genova e Civitavecchia.

Più avanti, parlando di Roma e del Lazio, si legge:

“La presenza (della ‘ndrangheta, ndr) è “particolarmente radicata”. Attiva la presenza nel riciclaggio, negli immobili, alberghi e ristorazione, oltre alla cocaina ed all’usura.

Particolarmente attiva la presenza nei settori della vendita di autoveicoli, preziosi e ristorazione.

Forte la presenza a Formia, Fondi, Terracina e Gaeta e, soprattutto, nel Comune di Nettuno, sciolto anche per la presenza inquinante di uomini della cosca Gallace-Novella.

Nel Lazio operano le famiglie Alvaro-Palamara, Pelle-Vottari-Romeo, Giorgi-Romano e Nirta-Strangio.

Questi hanno costituito società fittizie per la gestione di bar, paninoteche, pasticcerie e ristoranti.

Una segnalazione particolare per il porto di Civitavecchia a cui riconducono parecchie inchieste e che le cosche utilizzano per il “transito di importanti partite di droga”.

Nell’aprile 2008, durante la presentazione della seconda edizione della Settimana della Legalità su iniziativa della Regione Lazio, il Segretario nazionale del CODICI, Ivano Giacomelli, dichiara:

“Grave è la situazione dei porti siti nella Regione; ricordiamo quello di Civitavecchia, cuore nevralgico dello spaccio di droga e delle maggiori attività illegali presenti sul territorio.

E qui che la Regione dovrebbe intervenire concretamene, investendo denaro pubblico che, invece, viene sperperato per iniziative che non porteranno ad alcun risultato, se non quello di una maggiore visibilità “.

Sempre nell’aprile 2008 “Il Sole 24 ore” ritorna sul tema delle infiltrazioni camorristiche a Civitavecchia in un lungo servizio nel quale viene rappresentata la mappa delle presenze e della attività mafiose e viene riconosciuto il primato della gestione dei traffici illeciti nella zona Civitavecchia-Ladispoli al clan camorristico Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata.

Con particolare riferimento a Civitavecchia, l’articolista scrive:

“… Sotto il giogo delle mafie, anche centri come Pomezia e Civitavecchia, dove detta legge il clan camorristico Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata.

Quel che preoccupa di più è proprio il Comune di Civitavecchia, centro di imponenti opere pubbliche: dalla riconversione della centrale termoelettrica dell’ENEL al porto, da anni nel mirino di cosche e clan per i cospicui traffici illegali che garantisce (a partire dalla coca).

Sotto gli occhi di amministratori e politici che spesso si girano dall’altra parte per non guardare: per paura o collusione”.

Ancora una volta, di fronte alla denuncia di uno dei più importanti quotidiani nazionali, esponenti del mondo politico locale reagiscono stizziti.

Nelle “Linee di sintesi del rapporto sulle presenze della criminalità organizzata a Roma e nel Lazio”, redatte nel maggio 2008 dall’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la legalità della Regione Lazio, si afferma che:

“L’insieme del tessuto amministrativo e politico nella grande maggioranza dei comuni della Regione finora ha mostrato una buona tenuta, anche se, soprattutto in molti comuni delle province di Roma, Frosinone e Latina, i tentativi di infiltrazione della macchina amministrativa e politica sono in atto da tempo e avvengono secondo un copione sperimentato: attraverso l’arrivo di insospettabili figure imprenditoriali, soprattutto nei settori dell’edilizia e del commercio, che stabiliscono rapporti collusivi con il personale politico e amministrativo locale “ (l’esempio dei soggetti coinvolti in questa ultima settimana nell’operazione condotta dalla DDA di Napoli ed abitanti nell’area Sabaudia-San Felice Circeo-Latina è emblematico. ndr) e, tra i punti di criticità e di emergenza, si inserisce:

“l’insediamento stabile di famiglie criminali della camorra, della ‘ndrangheta, di Cosa Nostra, nonché di famiglie autoctone sulla fascia costiera delle province di Latina, di Roma e in parte di quella di Viterbo, dove in particolare quelle della ‘ndrangheta condizionano e controllano prevalentemente la fascia costiera sud della provincia di Roma, quella della camorra la fascia costiera nord. Si tratta, comunque, di aree nelle quali sono parimenti fortemente presenti (basta pensare al litorale della città di Roma) anche potenti formazioni mafiose (Cuntrera-Caruana) e locali (Fasciani) ”; , continuando nell’affermare che “C’è un’aggressione anche al settore delle agenzie portuali e turistiche, considerate strategiche anche per altri traffici, come le imprese impegnate in edilizia, strutture alberghiere, settore della ristorazione, smaltimento dei rifiuti, supermercati e, infine, l’affare del momento, i centri commerciali”.

Il 30 giugno 2008 l’edizione nazionale del TG3 mandava in onda un servizio sulle infiltrazioni mafiose nel Lazio, e in particolare a Civitavecchia, con un’intervista al Sindaco di questa città. Nel servizio si confermava il radicamento sul territorio di clan camorristici e di frange di “cosa nostra” e, specificatamente, delle cosche gelesi, e l’ormai centrale ruolo dello scalo locale come snodo fondamentale nel traffico di droga (cocaina ed hashish in particolare).

In particolare si evidenziava come da un iniziale interesse agli appalti pubblici -facendo riferimento all’inchiesta che aveva coinvolto i Rinzivillo – la criminalità organizzata fosse passata a mettere le mani sul porto e sugli appalti e subappalti della centrale ENEL di Torrevaldaliga Nord.

Inoltre si affermava che un collaboratore di giustizia stava rivelando nomi, appalti e legami con le varie cosche sul territorio.

Il Sindaco di Civitavecchia, intervistato, smentendo quanto talvolta dichiarato in passato dalla stampa, affermava di aver sempre tenuta alta la guardia e di non aver mai minimizzato l’esistenza del fenomeno, tanto da aver già concluso accordi con il Prefetto per la costituzione di un Ufficio della Legalità.

Nel luglio 2008 il “Corriere della Sera “ torna sul tema con una nuova intervista al Procuratore Luigi De Ficchy della DNA, il quale afferma:

“E’ una situazione molto preoccupante; la grande mole di investimenti prevista tra Civitavecchia e Gaeta comporta un grande rischio di infiltrazione mafiosa”.

Il “Corriere della Sera” continua ricordando che a Civitavecchia e a Santa Marinella hanno lavorato a grandi appalti ditte legate alla cosca dei Rinzivillo e ad altre famiglie siciliane collegate.

L’ultima conferma, in ordine di tempo, viene da Giorgio Santacroce, Presidente della Corte di Appello di Roma, il quale nella “Relazione sull’amministrazione della Giustizia nel distretto di Roma”, presentata il 31 gennaio 2009 all’assemblea generale della stessa Corte, afferma:

“Nel Lazio risultano aree in cui la criminalità organizzata e di natura mafiosa (camorra, mafia siciliana e ‘ndrangheta) investe somme ingenti per l’acquisizione di consistenti attività economiche nel campo alberghiero e della ristorazione.

L’infiltrazione mafiosa è particolarmente estesa nel territorio di Latina, soprattutto nella zona pontina dove viene segnalata la presenza di famiglie mafiose derivante in gran parte dal soggiorno obbligato di molti suoi esponenti storici, raggiunti da misure di prevenzione personale.

Ma anche Civitavecchia è oggetto di particolare attenzione investigativa perché si segnala sul suo territorio l’infiltrazione di noti clan camorristici“.