Anche il NIPAF per accertare la presenza dei rifiuti tossici
La storia è semplice ed essenziale e riguarda la reale preoccupazione che
durante l’accumulo di terreno proveniente dalla costruzione dell’alta
velocità
la camorra abbia approfittato di questi cantieri per interrare
clandestinamente
i rifiuti tossici e pericolosi.
La storia è semplice e documentata e prende corpo dalle testimonianze dei
residenti che hanno dapprima visto enormi buche praticate sul terreno poi
riempite nelle ore notturne, sia udito rumori di fusti catapultati dai
camion e
alla fine hanno perfino visto sul terreno la presenza di bidoni metallici .
Una storia semplice ma intrisa di possibili connessioni con un tessuto
malavitoso che ha infestato prevalentemente le provincie campane ma non
senza
infiltrazioni in quelle del basso Lazio.
Ipotesi tutte da dimostrare, ma che fanno paura perché se confermate
potrebbero aver contaminato l’ambiente e procurato un danno alla salute dei
cittadini.
Ipotesi tuttavia non inverosimili se solo si prende visione delle indagini
condotte in questi ultimi anni sulle attività del clan dei casalesi che
hanno
tratto colossali guadagni dalla gestione spregiudicata e illegale dei
rifiuti
industriali, tossici e pericolosi.
Una storia che ha faticato parecchio per essere raccontata e per apparire
credibile visto l’ostracismo delle istituzioni e degli uomini politicamente
più
rappresentativi di Pastena.
In molti hanno ascoltato e letto questa storia ma nessuno ha finora fatto
dei
gesti significativi per andare fino in fondo né tantomeno è stata studiata
una
strategia concreta per recarsi sul sito sospetto e praticare tutti gli
accertamenti scientificamente validi per documentare l’eventuale presenza
di
sostanze inquinanti .
Anche il consiglio comunale dello scorso mese di ottobre, con qualche
assenza significativa, all’unanimità deliberava “ di percorrere tutte le
strade per accertare la verità” al momento appare una beffa al buon senso
e
una burla per i cittadini.
Una storia che potrebbe concludersi entro brevissimo tempo se il terreno sul
quale effettuare le verifiche non fosse ritenuto in un clima di silenzi e
di
ricatti, quasi un luogo sacro e inviolabile, dove il semplice sospetto
appare
già un gesto sacrilego e le eventuali campionature di terra e di acqua
sembrano un affronto di lesa maestà.
Questa è una storia che rischia di concludersi alle calende greche ed è per
questo motivo che è stata formalizzata una nuova richiesta di indagini al
nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale e forestale
(NIPAF)
perché sostanzialmente manca da parte della classe dirigente di Pastena il
coraggio di fare un passo avanti verso l’accertamento della verità.
Una storia che va risolta per dare serenità alla gente di Pastena nella
convinzione che solo la conoscenza dei fatti può rassicurare i cittadini, e
solo la verità può far crescere la democrazia .
Non possiamo tacere perché il silenzio oscura la speranza e la mutocrazia
appiattisce il futuro , non possiamo tacere perché è un dovere civico e un
obbligo morale consegnare ai giovani un paese sano e pulito e dove esiste
ancora l’orgoglio e l’onore di viverci.
Pastena 16 febbraio 2011
Arturo Gnesi