Rinascita Scott: gli insediamenti industriali nel Vibonese, il ruolo di Pittelli e gli incontri con Mancuso
In aula la vicenda della società Trust Plastron con protagonisti anche Giovanni Giamborino, l’ingegnere Francesco Basile e un ex collaboratore dell’allora deputato di Forza Italia
di Giuseppe Baglivo 18 gennaio 2022
Porta a Polia ed a Monterosso Calabro un intero capitolo dell’inchiesta Rinascita Scott trattato in aula – dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia – dall’investigatore dei carabinieri del Ros di Catanzaro, Alessandro Caruso. Un’attività di indagine che chiama in causa diversi soggetti, alcuni dei quali non indagati e che cerchiamo di ricostruire.
Per gli inquirenti la società Axioergos srl di Monterosso Calabro avrebbe costituito «il frutto di un sistema finemente architettato finalizzato all’acquisizione di agevolazioni pubbliche (legge 488/92)» ideato e gestito da quello che i carabinieri del Ros nelle loro informative – e la stessa Dda nella loro richiesta di custodia cautelare – hanno definito come «una sorta di “gruppo di potere” costituito formalmente da Domenico Salvatore Galati (cl. ’67), l’ingegnere Francesco Basile ed Egidio Sora – ciascuno con ruoli ben delineati – e occultamente da Giancarlo Pittelli e Luigi Mancuso, quale portatore di interessi economici e con un ruolo di “dominus” deputato alla risoluzione di controversie createsi tra gli altri protagonisti della vicenda, per la spartizione di importanti somme di denaro acquisite”. Domenico Galati ed Egidio Sora non sono indagati per tale vicenda, così come l’ingegnere vibonese Francesco Basile, imputato in Rinascita Scott per altra storia.
La restituzione dei soldi
La prima conversazione utile alla ricostruzione degli avvenimenti è stata intercettata il 20 febbraio 2016 tra Giovanni Giamborino di Piscopio (imputato nel maxiprocesso) e Domenico Galati di Monterosso (non indagato, ex collaboratore di Pittelli) nella quale emergeva per la prima volta una sorta di “esposizione debitoria” di Giancarlo Pittelli nei confronti di Domenico Galati e di Francesco Basile. L’avvocato Pittelli, in tale “progetto comune”, avrebbe ricevuto una consistente somma di denaro da un terzo soggetto di cui non veniva fatto il nome (successivamente identificato in Egidio Di Sora) ma sul conto del quale Galati affermava: “I soldi gliel’ha dati veramente, credimi sulla…mia mamma…io…pure che non mi risponde al telefono…, glieli ha dati veramente i soldi, credimi”.
Giovanni Giamborino avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra Giancarlo Pittelli e Francesco Basile per il recupero di denaro in favore di quest’ultimo e, in virtù di ciò, avrebbe ottenuto liquidità monetaria da utilizzare per i propri interessi.
Dalle intercettazioni emerge quindi – ad avviso degli inquirenti – che Giovanni Giamborino avrebbe dovuto ricevere da Pittelli la somma di denaro destinata all’ingegnere Basile, salvo poi rinviare tale dazione direttamente ad un successivo incontro organizzato tra Pittelli e Luigi Mancuso.
L’intervento di Luigi Mancuso
Tale circostanza, secondo la ricostruzione del Ros, sarebbe confermata dal fatto che Pittelli il 18 marzo 2016 si è incontrato con Luigi Mancuso, con quest’ultimo che dimostrerebbe quindi «sicuri interessi nella vicenda Trust».
Giamborino avrebbe ribadito nelle intercettazioni che Giancarlo Pittelli “stava tirando la corda”, riferendo che avrebbe garantito che per fine anno avrebbe saldato a terza persona (Francesco Basile) la somma di 200mila euro corrispondente ai “soldi dei lavori e della perizia” e peraltro non l’intera cifra, bensì solo la metà. Sempre dalle intercettazioni, i carabinieri del Ros ricavano il dato che Pittelli degli oltre 500 mila euro ricevuti da Di Sora dovesse riconoscere una parte anche a Luigi Mancuso.
In altre intercettazioni, Pittelli lamentandosi con Giovanni Giamborino in ordine al fatto che la situazione creatasi andava avanti da dieci anni, addossandone la colpa alla “denuncia di Galati”, rammentava di averne parlato direttamente con Luigi Mancuso, con il quale si era accordato per dilazionare l’estinzione del debito: “Quando avrò qualcosa gliela darò”,esigendo che sia Basile che Galati non ritornassero in argomento: “…non mi deve rompere i coglioni…che mi chiamano…”
Giovanni Giamborino avrebbe però ribattuto al suo interlocutore che anche Francesco Basile era stato a trovare Luigi Mancuso, accompagnato dallo stesso Giamborino: “… da Luigi è venuto con me l’ingegnere… è venuto con me, una volta sola l’ha visto”. Pittelli concludeva però – stando alle intercettazioni – con tali parole: “…devi dirgli…, l’unica cosa se lo lasciate fottere tutti a Pittelli…”.
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