Di Alessandro Cannavacciuolo
Si è svolta un’udienza veloce al Tribunale di Napoli, nella sezione misure e prevenzione, per esaminare la fondatezza del provvedimento di sequestro del patrimonio dei tre fratelli Pellini di Acerra, che supera i 200 milioni di euro.
La vicenda dei Pellini
I fratelli Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini, imprenditori attivi in vari settori, sono coinvolti in gravi controversie legali. Nel 2017 sono stati definitivamente condannati per disastro ambientale aggravato a causa del loro coinvolgimento in attività di stoccaggio e smaltimento illecito di milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, con devastanti ripercussioni sulla Terra dei Fuochi. Negli loro stabilimenti sono stati stoccati e miscelati milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi e non, smaltiti in diverse aree dei comuni di Acerra, Caivano e Bacoli, addirittura spacciati come fertilizzante agricolo.
Nel 2019, il tribunale ha disposto il sequestro quasi totale del loro patrimonio, ritenuto sproporzionato rispetto ai redditi leciti.
Il sequestro e le impugnazioni
Dopo la confisca dei beni in primo e secondo grado, i Pellini hanno impugnato la sentenza, contestando il rispetto dei termini di legge, poiché la Corte d’Appello di Napoli ha depositato il provvedimento con grave ritardo, generando numerosi rinvii. La questione è arrivata fino alla Corte di Cassazione, che il 28 maggio 2024 ha disposto un ordine di dissequestro e restituzione dei beni. Tuttavia, la Procura di Napoli, diretta dal PM Nicola Gratteri, ha emesso un nuovo decreto di sequestro, ritenendo ancora giustificata la misura.
La prima udienza
L’udienza di ieri, presieduta dal presidente del tribunale Teresa Areniello, ha attirato l’attenzione dei media e della società civile.
La prossima udienza è già stata fissata tra 21 giorni, continuando a suscitare grande interesse. I comitati e le associazioni esercitano pressioni affinché la magistratura faccia chiarezza, sperando di spazzare via le ombre del passato. C’è preoccupazione che ritardi o tecnicismi possano compromettere la giustizia in un territorio già gravemente colpito dalle attività imprenditoriali dei Pellini.
Il caso rimane un simbolo della lotta per la legalità e la protezione dell’ambiente, in un contesto in cui le aspettative di giustizia sono alte, ma i tempi della giustizia spesso appaiono incerti. La comunità e le istituzioni guardano con attenzione a questa vicenda, in attesa di un esito che possa finalmente mettere la parola fine a una vergogna che si trascina da oltre 20 anni.