13 agosto 2015
ORTOFRUTTA, I PREZZI LI FA LA MAFIA
Operazione GEA. parte da Catania l’inchiesta che mette a nudo ingerenze criminali in un settore vitale per l’economia.
Venti arresti e 100 milioni di sequestri hanno solo scalfito il perverso sodalizio con la camorra per il controllo dei mercati del meridione, da Giugliano a Vittoria. Ecco i danni per consumatori, lavoratori e produttori. Trattati come schiavi.
DI VALERIA SCOPELLITI 6 agosto 2015 –Dal Blog Malgradotutto
MESSINA. Pochi controlli ma tutto è “controllato”. È questa la realtà dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso in Sicilia. Le associazioni, i lavoratori e i consumatori chiedono maggiore sicurezza e legalità, ma a farla da padrone è il malaffare che gestisce tutto il comparto ortofrutticolo dalla produzione, al trasporto, alla vendita. Numerose inchieste hanno visto le forze dell’ordine impegnate ad arginare il controllo della mafia e della camorra nel campo ortofrutticolo ma la situazione rimane molto difficile.
Aumento per la criminalità
I venti arresti e 100 milioni di sequestri dell’operazione “Gea” nelle scorse settimane hanno solo scalfito la cupola, formata dal sodalizio mafia catanese e camorra campana, che opera in molti mercati del meridione, da Fondi a Giugliano a Vittoria, danneggiando consumatori e lavoratori.
“I produttori sono schiavi di un sistema che non da loro la possibilità di crescere e che è condizionato da grandi irregolarità.
Si impongono le produzioni, gli imballaggi, i trasporti, il prezzo e poi ci sono la guardiania, i furti di macchinari, prodotti, bestiame”- denuncia il responsabile di Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli- “La mancanza di controlli a livello regionale, ma anche all’uscita dei singoli mercati permette il perpetuarsi di situazioni irregolari. Alle vessazioni si aggiungono aumenti del prezzo anche del 300% dal produttore al consumatore, con la maggior parte dei profitti che vanno alla criminalità.”
La situazione secondo l’associazione è problematica perché manca anche la volontà politica di controllare in modo costante i mercati all’ingrosso in cui si compiono la maggior parte dei reati.
“Il problema sta tutto nella gestione del prodotto. Soprattutto nelle grandi strutture portuali arrivano tonnellate di frutta e verdura che da esteri magicamente diventano locali.
Si realizza cosi una concorrenza illegale piccoli e medi produttori siciliani” spiega ancora Chiarelli “In questo modo come può prosperare l’economia?” Lo stesso problema affligge gli autotrasportatori.
La gestione del trasporto
L’ultima indagine ha rivelato come la criminalità gestisce il trasporto di prodotti agricoli dalle aziende ai grandi mercati “Mancano i controlli necessari! Cosi si favoriscono le attività illecite a scapito delle aziende sane che vogliono solo garantire un servizio serio e onesto”. Di questo avviso Giovanni Rinzivillo, segretario regionale della Federazione Autotrasportatori Italiani, “Con la nostra associazione” – spiega – “tentiamo di tutelare le aziende che si occupano del trasporto di merce e di ortofrutta per evitare che lo strapotere della malavita impedisca le attività del nostro settore. Almeno il 10% del prezzo del trasporto va ai clan. Sono centinaia le aziende in Sicilia che si occupano di autotrasporti ma il mercato è in sofferenza. Mancano le commesse… per le aziende oneste. Noi operiamo in un contesto di legalità in collaborazione con Confcommercio e aderiamo a un codice etico e di trasparenza allo scopo di bloccare i fenomeni illegali ma solo la presenza costante delle forze dell’ordine può arginare il problema”.
I nuovi schiavi
Particolarmente critica in tutta la Sicilia, nei mercati e in tutte le fasi della produzione la condizione dei lavoratori, sottopagati, sfruttati senza contratto, a volte oppressi da estorsioni come spiega Don Terenzio, responsabile di Addiopizzo di Messina: “Nessuna denuncia arrivata da parte degli operatori del mercato di Messina, ma sappiamo che l’80% delle attività messinesi è sotto il giogo del pizzo e della criminalità organizzata e probabilmente il mercato non fa eccezione.”
La crisi ha aggravato ulteriormente la situazione perché il peso delle spese da sostenere, tra quelle legittime dovute allo stato e le tante illegittime “dovute’ alla malavita va a ricadere soprattutto sui lavoratori che, dalle campagne ai mercati, accettano condizioni irregolari e a volte a limite dello schiavismo pur di portare a casa il necessario per la famiglia. La domanda più importante a questo punto è : per ogni euro speso quanto arriva al produttore, quanto al raccoglitore, al camionista all’inserviente che scarica le cassette, quanto al fruttivendolo e soprattutto quanto alla criminalità organizzata? [link]