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Stretta ai cronisti: Governo vara il divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari

AMDuemila 10 Dicembre 2024

Stretta del governo sulla cronaca giudiziaria: entra in vigore il divieto di pubblicazione “delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. Lo prevede il decreto legislativo approvato in Consiglio dei ministri, che era stato ribattezzato “legge bavaglio” dalle opposizioni e dalla Federazione nazionale della stampa. Il provvedimento, si legge, ha accolto le osservazioni delle commissioni parlamentari “solo in riferimento all’ampliamento del contenuto della norma, ma non all’introduzione di un nuovo apparato sanzionatorio”. Durante l’esame della misura, infatti, dalla maggioranza e da Italia Viva erano arrivate indicazioni per introdurre multe sia per i giornalisti che per gli editori (fino a 500mila euro). La scure non è però passata al vaglio finale della riunione di Palazzo Chigi. E c’è già chi si è organizzato diversamente.
In sintesi, non sarà più possibile riportare alcun virgolettato tratto dalle ordinanze di custodia cautelare in carcere, né da altre ordinanze relative alle “misure cautelari personali”. Questo include sia quelle di natura “coercitiva” – come arresti domiciliari, divieto di espatrio, obbligo di dimora, obbligo di firma presso le forze dell’ordine, e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa – sia quelle “interdittive”, come la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o il divieto temporaneo di svolgere determinate attività professionali o imprenditoriali.
Il decreto legislativo approvato ieri non ha introdotto le temute maxi-multe per giornalisti ed editori che violano il divieto di pubblicazione. Rimane quindi in vigore l’articolo 684 del codice penale, che punisce la pubblicazione arbitraria di atti con una pena detentiva fino a 30 giorni o un’ammenda compresa tra 51 e 258 euro.
A questo ulteriore giro di vite si aggiunge il divieto, già stabilito dalla riforma Nordio, di pubblicare intercettazioni, salvo che siano contenute in provvedimenti definitivi dei giudici o depositate in un processo.


Protocollo siglato dalla Procura di Milano

Proprio oggi a Milano è stato siglato un protocollo, “il primo di questo genere in Italia”, che permetterà ai giornalisti accreditati al Palazzo di Giustizia di chiedere formalmente ed ottenere copie delle ordinanze cautelari dell’ufficio gip o alcuni altri atti giudiziari, come decreti o sentenze, secondo “una definizione di interesse pubblico” che terrà conto di un preciso “decalogo”. Il documento ‘pilota’ è firmato dal presidente del tribunale milanese, Fabio Roia, dal procuratore Marcello Viola e dai rappresentanti degli ordini degli avvocati e dei giornalisti. Secondo Viola con la nuova legge “non cambia nulla. Nelle ultime due ordinanze significative”, quelle sul caso che riguarda le Curve Nord e Sud dello stadio Meazza e quella con al centro la presunta rete di cyber-spie, “i gip hanno fatto un lavoro di sintesi e assemblaggio evidenziando solo gli elementi del grave quadro indiziario e tutelando i terzi estranei”.

Il codice di procedura penale prevedeva già all’articolo 114 il divieto di pubblicazione, “anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”, ma faceva eccezione per l’ordinanza che dispone la misura cautelare. Il nuovo decreto legislativo cassa questa eccezione ed aggiunge un comma che vieta esplicitamente “la pubblicazione delle ordinanze che applicano misure cautelari personali”. Si tratta di disposizioni, recita l’articolo 1 del provvedimento, “per il rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza delle persone fisiche sottoposte a indagini o imputate in un procedimento penale in attuazione della direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016”.


Ue: interrogazione eurodeputati Pd-M5s su legge bavaglio

“Nonostante l’ultimo Rapporto europeo sullo Stato di diritto nell’Unione ponga l’Italia tra i Paesi maggiormente critici per la libertà di stampa il Consiglio dei ministri ha deciso un’ulteriore stretta alla libertà di stampa. Una norma che vieta di pubblicare testualmente le misure di custodia cautelare personali, fino a che non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Si tratta, di fatto, della legge bavaglio più opprimente di sempre”. Lo hanno dichiarato gli eurodeputati italiani di professione giornalisti – Lucia AnnunziataSandro RuotoloMarco Tarquinio (eletti nel Pd) e Gaetano Pedullà (M5s) – che per questo motivo hanno presentato un’interrogazione alla Commissione europea. “La decisione del Governo Meloni – hanno sottolineato – arriva proprio nella fase di recepimento della Direttiva sulla presunzione di innocenza, che invece esplicitamente esclude la stampa. Anzi, la Commissione europea dovrebbe aprire una fase di verifica per recepimento difforme dalle Direttive Ue”. “Quando la stampa non è più libera – si legge nell’interrogazione – quando non può più dare le notizie, vuol dire che c’è la censura e che la nostra democrazia arretra e rischia di diventare una democratura, una democrazia illiberale. Per questo motivo i parlamentari europei giornalisti hanno ribadito l’urgenza di tutelare in ogni modo i colleghi e le associazioni di categoria della Stampa che protestano per questo ennesimo limite alla possibilità di informare i cittadini. Un colpo alla cronaca giudiziaria che protegge delinquenti e colletti bianchi. Una legge contro la stampa, l’ennesima dimostrazione di un governo di destra che restringe le libertà di ognuno di noi ed evita di dare risposte alla crisi economica e sociale che attraversa il Paese. Un governo che incolpa i poveri di essere poveri e che reprime il dissenso e cerca di silenziare l’opposizione”.
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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/103097-stratta-ai-cronisti-governo-vara-il-divieto-di-pubblicazione-delle-ordinanze-cautelari.html