AMDuemila 09 Luglio 2024
Secondo la relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell’organizzazione delle forze armate, inviata alle Commissioni Difesa del Parlamento, i suicidi dei membri delle Forze dell’Ordine sono la seconda causa di morte dopo le malattie e prima degli incidenti stradali.
Una statistica terribile e drammatica che trova riscontro nei dati forniti dall’Osservatorio permanente interforze sui suicidi tra gli appartenenti alle forze dell’ordine.
I numeri raccolti negli ultimi cinque anni parlano di oltre duecento morti, se si prendono in considerazione anche la polizia locale e gli altri appartenenti alle forze armate, con una media di uno ogni sei – sette giorni. Il numero effettivo potrebbe essere più alto, perché circa il 30% non viene pubblicato su fonti aperte, spesso per la volontà dei famigliari di tenere riservato il fatto.
La situazione più grave si registra tra i Carabinieri: 108 mila tra uomini e donne. Dal gennaio 2019 a dicembre 2023 in 78 si sono tolti la vita e, secondo le fonti, l’82 per cento dei suicidi avviene con la pistola d’ordinanza.
Le cause dietro questi gesti estremi sono complesse e molteplici. Oltre al forte stress legato al lavoro, gli agenti devono fare i conti con un sistema gerarchico rigido e spesso oppressivo. Le regole severe e le sanzioni disciplinari possono aggravare ulteriormente una situazione già difficile, rendendo il lavoro delle forze dell’ordine un terreno fertile per il disagio psicologico. Un altro fattore critico è rappresentato dal trauma emotivo causato dall’esposizione costante a eventi tragici e pericolosi. Gli agenti sono chiamati a fronteggiare situazioni estreme che spesso lasciano segni profondi nella psiche umana.
Allarmati dal crescente fenomeno alcuni senatori, tra cui l’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, hanno scritto una interrogazione ai ministri della Difesa e dell’Interno.
“Si stanno facendo indagini approfondite e specifiche sui reali motivi, professionali e personali, che spingono appartenenti alle forze dell’ordine a compiere gesti estremi, come togliersi la vita?”
E quali strumenti sono stati messi a disposizione delle donne e degli uomini in divisa, come ad esempio utenze telefoniche con personale specializzato? E quali tutele siano attive per garantire la privacy di chi si affida a tali servizi e quali le azioni successive a tutela degli interessati?
I senatori nell’interrogazione hanno ricordato anche il tragico accaduto a Beatrice Belcuore, la giovane allieva della scuola marescialli di Firenze morta il 22 aprile 2024.
“La scuola marescialli di Firenze – si legge nel documento – è da tempo oggetto di preoccupanti segnalazioni da parte del sindacato Unarma (Associazione sindacale Carabinieri), in cui vengono denunciate pratiche vessatorie a danno degli allievi, che spesso rinunciano a proseguire il corso. Dalle dichiarazioni rilasciate e da una lettera inviata al sindacato Unarma dai genitori di Beatrice Belcuore, emerge lo stato di forte stress della giovane ragazza e la preoccupazione dei genitori stessi per i fatti raccontati dall’allieva maresciallo inerenti alla permanenza nella caserma di Firenze, cosa che in un’occasione portò il padre della ragazza, ex carabiniere, a chiedere spiegazioni al comando della scuola”.