Comunicato Stampa
Quella della sicurezza sul lavoro può sembrare un argomento non attinente agli scopi della ns. Associazione, ma ieri ci sono stati altri quattro morti sul lavoro e coloro che si occupano di cultura della legalità e di lotta al crimine nelle sue varie forme non possono ignorare tale dato.
Illegalità e sicurezza sul lavoro sono strettamente correlate tra loro.
Le leggi vigenti non sostengono in maniera reale chi applica le norme ed ha particolare sensibilità per questi aspetti del lavoro.
Il sistema economico diventa ogni giorno più spregiudicato, perseguendo solo obiettivi di profitto e prevaricazione sui diritti elementari di chi lavora. La sicurezza del lavoro ancora viene considerata una pratica burocratica ed un peso dalla gran parte degli operatori economici. In altre parole, in troppi contesti il valore del denaro viene anteposto a quella della vita umana.
Un fenomeno ancor più grave se si considerano feriti e decessi sconosciuti di lavoratori irregolari, veri e propri fantasmi della nostra società. Questi lavoratori rappresentano certamente grandi fonti di guadagno indiretto per imprese, nella maggior parte dei casi in odore di mafia, che li sfruttano.
La penetrazione del malaffare in tutti i settori dell’economia sta avendo un grande effetto negativo sulla qualità e sulla morale corrente.
Ci sono imprese border line che stanno acquisendo lavori per cifre notevoli.
Il sistema delle interdittive è praticamente fermo ed anzi, per effetto del Decreto-Legge 6 novembre 2021, n. 152 (convertito con modificazioni in Legge 233/2021) alcuni effetti delle stesse, grazie ad un procedimento molto più gravoso, sono stati neutralizzati. Ed è ovvio che con la riaffermazione sul mercato delle imprese in odore di mafia, il fenomeno delle morti sul lavoro possa amplificarsi.
Le stazioni appaltanti sono spesso colluse, gli ispettori del lavoro sono pochi e spesso verificano solo gli aspetti formali , affinché “le carte siano a posto”.
È quindi necessario che le istituzioni comprendano che la lotta alle mafie e all’illegalità e la sicurezza sul lavoro sono temi strettamente connessi e che in tale ottica andrebbero affrontati.
Le lacrime di coccodrillo davanti ai troppi morti sul lavoro da parte di chi sostiene semplificazioni burocratiche che piuttosto che essere tali, come denunciato dal Procuratore Gratteri, rappresentano un allargamento delle maglie nella lotta al crimine, rappresentano un offesa alle vittime di mafia e del lavoro.
la segretaria nazionale
Simona Ricotti