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Tutti insieme, compatti: pace obbligatoria al Csm.UNA CHIUSURA DIVERSA  SAREBBE STATA DESTABILIZZANTE NON SOLO PER L’ISTITUZIONE MA PER L’INTERO PAESE. BENE COSI’ MA AVANTI CON LA RIFORMA

Il Fatto Quotidiano, MERCOLEDÌ 5 GIUGNO 2019

Tutti insieme, compatti: pace obbligatoria al Csm

Autosospesi altri due consiglieri che videro Lotti, ma togati e laici, si riallineano e firmano un documento unitario

ANTONELLA MASCALI

D oveva essere la resa dei conti al Csm, invece ieri, dopo la rinione a porte chiuse di lunedì, c’è stato il plenum della pace. Un plenum straordinario voluto dal presidente Mattarella e che ha visto tutti i consiglieri togati e laici ricompattarsi e firmare un documento unitario, letto in aula da Alessandra dal Moro. Per dire che l’istituzione deve essere preservata e che vanno respinte “senza se e senza ma” trattative, incontri come quello con l’imputato a Roma Luca Lotti, fedelissimo di Renzi, che mette becco su chi deve succedere a Giuseppe Pignatone a capo della Procura.

IN TANTI chiedono al Presidente della Repubblica di non essere lasciati soli. Non a caso il vicepresidente David Ermini, nel suo intervento in cui condanna le “degenerazioni correntizie”, “i giochi di potere”,“i traffici venali”, rassicura che Mattarella “non ha mai fatto mancare la sua guida illumi nata”. Infatti, per volere di Mattarella, Ermini chiede “criteri cronologici” nelle nomine per essere il meno condizionate possibile. Piercamillo Davigo parla di “indice di smarrimento etico dei magistrati” ma anche “di punti di luce” come “il gesto respossabile anche se doloroso” dei togati che si sono autosospesi. Giuseppe Cascini, che è stato aggiunto a Roma e che ora è capogruppo di Area (progressisti) in Consiglio evoca, “per gravità” i tempi della P2 e aggiunge: “L’attacco al sistema che viene da centri di potere occulti che operano fuori dell’istituzione, è stato possibile solo a causa dell’in – debolimento del ruolo del Consiglio, incapace di resistere alle tante pressioni, interne ed esterne”. I laici M5s Gigliotti e Benedetti puntano i loro discorsi sulla condanna ferma dell’ingerenza della politica nelle nomine dei magistrati. Ermini viene pure ringraziato da tanti consiglieri. Nei corridoi si dice che sia stato determinate per il passo indietro dei quattro togati autosospesisi per un incontro a cui ha partecipato Lotti. Lo ringraziano anche Cascini e Davigo, contrari alla sua elezione perché “politico”. E lui, renziano di ferro, amico di Lotti dal 2005, in questi giorni si è decisamente smarcato. Forse al Csm si è consumato l’ultimo atto della fine del potere renziano, con Ermini che ribadisce come un mantra di seguire “solo Mattarella”. Il plenum, è stato preceduto d al l’autosospensione di altri due togati: Gianluca Morlini, (Unicost) presidente della Quinta commissione, quella che propone le nomine e dove si è votato il 23 maggio per il procuratore di Roma (4 voti Viola, 1 Creazzo; 1 Lo Voi) e Paolo Criscuoli (Magistratura indipendente) della Prima commissione, che tratta le inconpatibilità ambientali e funzionali. La sera prima si erano autosospesi Corrado Cartoni, capogruppo di Mi e Antonio Lepre, pure di Mi e membro della Quinta. Il passo indietro che è stato chiesto, ha una sola ragione: erano presenti a un incontro con Lotti . Luca Palamara (il pm romano ed ex consigliere Csm indagato a Perugia per corruzione) e Cosimo Ferri (deputato renziano Pd, mentro di Mi di cui è stato segretario). Con 5 togati in meno, se, in astratto, dovessero lasciare altri 3, il Csm potrebbe essere sciolto. Invece, è certo che andranno rifatte le composizioni delle commissioni a cui non partecipano i sospesi e le elezioni suppletive per un togato pm, al posto di Spina.

TUTTI I CONSIGLIERI autosospesi hanno sottolineato di averlo fatto per “senso delle istituzioni”e rivendicano la loro autonomina. Ma a quell’in – contro con Lotti c’erano. Criscuoli parla di “caccia alle stregh e” e Morlini specifica che Lotti è “arrivato dopo, senza che io lo potessi prevedere”. Una versione simile gli altri consiglieri autosospesi la danno ai loro colleghi. Raccontano di una cena, Cartoni, Lepre, Criscuoli e Morlini. Dopo, raggiungono Ferri in albergo e vedono spuntare Lotti con Palamara, ,“senza che Ferri li avesse informati”, sostengono. Ma, alla vista “dell’imputato”, come lo definiscono i pm di Perugia, non vanno via. I togati di Mi ora hanno rotto i rapporti con Ferri. Al plenum, al posto dei sospesi e del dimissionario, 5 poltrone vuote. I presenti, insoltitamente si abbracciano. Uniti nel momento del bisogno.