Uno dei temi più spinosi e delicati che
un’associazione antimafia seria, qual’è e vuole
essere sempre di più la Caponnetto, deve
assolutamente affrontare per aumentare il suo
livello di efficienza e di credibilità:
la compatibilità o meno dell’impegno politico
dei suoi dirigenti con quello associativo.
Stiamo parlando dei dirigenti e non dei
semplici associati, di coloro, cioè, che per il
ruolo che svolgono, ne rappresentano
all’esterno l’immagine.
Siamo ormai adulti, abbiamo 15 anni di
vita, siamo ai livelli massimi della stima e
dell’apprezzamento da parte dell’opinione
pubblica più avveduta e pulita ed anche di
moltissimi ambienti della Magistratura e delle
forze dell’ordine e non possiamo nè dobbiamo
correre il rischio di veder vanificato sacrifici e
tutto il lavoro fatto finora.
Bisogna assolutamente evitare che si fornisca
il pretesto a chi ha interesse a combatterci per
definirci appiattiti su questo o quel partito
politico, strumento di questo o di quello che
perseguono finalità di carattere elettoralistico
e partitico.
L’Associazione Caponnetto è APARTITICA
e NON DEVE consentire a chicchessia di
utilizzarla come lo strumento finalizzato al
raggiungimento di fini personali che siano
estranei alle suoi fini statutari, che sono
ESCLUSIVAMENTE la lotta alle mafie.
E qui veniamo al punto dolente.
Sono anni che noi diciamo che il sistema
italiano è marcio, che i partiti, che ne sono
l’espressione, sono marci.
I partiti, il sistema, sottolineiamo e ripetiamo,
ad evitare che i soliti idioti che non mancano
mai, capiscano che ci stiamo riferendo alla
POLITICA, che è tutta un’altra cosa.
Ci può essere ancora qualcuno che dissente
da chi scrive quando sosteniamo che il
sistema è ormai marcio a tal punto che NON
si può riformarlo.
Bisogna rifondare un nuovo sistema, con
gente nuova, che non abbia alcun riferimento
con gli schemi del passato, con nuove
mentalità, nuove finalità, nuove metodologie.
Ma questo è un discorso che non riguarda le
competenze dell’Associazione.
Questa, purtroppo, è la tragica realtà della
quale, volendo o meno, bisogna prendere atto.
Orbene è evidente, a questo punto, una certa
incompatibilità morale, intellettuale e
culturale per quei nostri dirigenti che si
trovano costretti, da una parte, a prendere
atto di questa realtà e, dall’altra, a
continuare, smentendo sostanzialmente se
stessi ed entrando in contraddizione con la
propria coscienza, ad essere inseriti in quel
sistema, facendone parte integrante e
militando in quei partiti o, comunque, in quei
soggetti politici che vi si configurano e lo
rappresentano.
La lotta alle mafie è diventata, per la loro
invasività, per la loro potenza, il primo
problema del Paese e, quindi, l’impegno
antimafia non può essere residuale rispetto a
quello politico.
Noi non vogliamo codificare tale
incompatibilità con un atto statutario.
Sarebbe antipatico ed irriguardoso verso
coloro che eventualmente si trovassero in una
situazione del genere in quanto si tratterebbe
di persone, che, in forma residuale o
meno, hanno comunque offerto ed offrono un
loro contributo alla lotta alla corruzione, alle
illegalità ed alle mafie.
Ci limitiamo a porre con garbo sul tappeto il
problema confidando nella loro sensibilità e
nella loro onestà intellettuale.
Non si può servire al contempo Dio e
mammona.
Sono alternativi l’uno all’altro.
Se io ho aspirazioni di natura politica non
posso coinvolgere in alcun modo
l’Associazione Caponnetto ed
utilizzarla, anche se indirettamente e non
volendolo, per finalità che non siano quelle
sue proprie, finalità che sono. -lo ripetiamo
per l’ennesima volta- ESCLUSIVAMENTE la
lotta alla corruzione, alle illegalità ed alle
mafie.
Se siamo veramente convinti, come dobbiamo
essere convinti, che le mafie sono soprattutto
nella politica e nelle istituzioni, dobbiamo
assolutamente sforzarci di selezionare nel
tempo una classe dirigente
COMPLETAMENTE svincolata da
condizionamenti di natura politica.
Per essere libera di attaccare chiunque!!!