Usura e racket, Cilona(DIA): “Con il Covid la mafia ha captato la crisi delle imprese”
di Giuseppe Castaldo e Irene Milisenda
Criminalità organizzata, usura, estorsioni, collegamenti oltreoceano e rafforzamento del potere mafioso. La Direzione Investigativa Antimafia, con la relazione relativa al secondo semestre 2019, misura lo stato e la condizione delle organizzazioni mafiose sul territorio. Ad esporre i principali dati e fornire importanti spunti di riflessione è il vicequestore Roberto Cilona, a capo della Dia di Agrigento.
Un semestre “ricco” di avvenimenti e operazioni soprattutto in provincia di Agrigento che ci consegna una perfetta fotografia sullo stato attuale di Cosa Nostra, della comunità mafiosa che la compone e delle conseguenze sociali ed economiche accentuate soprattutto con il Coronavirus. Per questo motivo, nonostante il Covid-19 sia arrivato nei primi mesi del 2020, la Dia ha fatto uno “strappo” inserendo nella relazione anche possibili conseguenze derivanti dall’emergenza sanitaria.
“Il territorio agrigentino è economicamente depresso, imprese ai margini della competitività e a rischio fallimento – ha dichiarato il vicequestore Cilona – La scarsa liquidità, soprattutto in emergenza sanitaria, ha determinato una emersione del lavoro nero, situazioni opache nel mondo delle imprese. Tutto questo porta in auge il fenomeno dell’usura, sia per le famiglie quanto per le imprese. Il crimine organizzato, disponendo di liquidità derivante dai circuiti illeciti quali droga e gioco d’azzardo online, è potenzialmente in grado di venire incontro alle esigenze.”
Un potere enorme, quello dato alla comunità mafiosa, che molto spesso viene conferito dallo stesso cittadino: “La situazione nell’agrigentino lega in maniera viscerale le consorterie mafiose al territorio e alla comunità che ci abita – dice il vicequestore Cilona – Il potere deriva da un rapporto anomalo del cittadino (fortunatamente non tutti) con il crimine: il mancato pagamento di una fornitura, l’assunzione di un soggetto indicato dalla consorteria non vengono percepiti come estorsione ma come spesa dell’impresa. Se il cittadino preferisce risolvere i problemi non con il diritto ma con “amicizie” particolari lo stesso ha le idee poco chiare su quale comunità appartenga che non è quella civile ma quella criminale. Il rischio, oggi più che mai, è legato a chi realmente gli conferisce questo potere: un tempo c’era la soggezione, la paura. Oggi c’è più consapevolezza.”
“Il potere che hanno queste consorterie mafiose dipendono da un rapporto anomalo con questi soggetti, continua il vicequestore Cilona, fino a quando l’imprenditore percepirà non come estorsione il mancato pagamento di quote di denaro, o l’obbligo di assunzione di un soggetto, ma come un costo d’impresa, questo imprenditore è un imprenditore a rischio; allo stesso modo quando il cittadino si rivolge per il tramite di “amicizie” per risolvere delle questioni. Oggi il rischio del potere della mafia è un rischio legato a chi gli conferisce il potere, si tratta di soggetti che sono consapevoli di soddisfare il potere mafioso”.
17 Luglio 2020
fonte:https://www.grandangoloagrigento.it/