La “vicenda Fondi “, con la rimozione del Prefetto Frattasi, il “caso Sperlonga” ed i loro strascichi sono quelli che hanno messo a nudo una situazione inquietante della quale gia’ in nuce si avvertivano da tempo le avvisaglie.
Già le dichiarazioni di alcuni pentiti di camorra,riportate ampiamente da alcuni organi di stampa campani e confermate in sede di Commissioni Parlamentari ed inchieste giudiziarie,quali la “Formia Connection” e le “Damasco “,avevano evidenziato l’esistenza di rapporti e “trattative ” torbidi fra elementi dello Stato ed individui collegati alle organizzazioni criminali ingenerando la sensazione che gli apparati pontini politici e delle istituzioni- o quanto meno parte di essi- fossero piegati ad interessi alquanto sospetti e niente affatto trasparenti.
Il fatto che per decenni si sia consentito – grazie alla …” disattenzione ” sistematica delle istituzioni e della politica pontine a fronte del fenomeno delle mafie che nel frattempo invadevano la provincia comprandone letteralmente parte dell’economia con miliardi di investimenti di capitali sulla cui origine non si é mai indagato- di creare un clima che fece dire ad un ex Presidente del TAR che “in provincia di Latina la legalità é un optional”,é la prova provata di un assoggettamento a volontà ed interessi che non possono non destare inquietudine in chi opera in questo territorio definito dall’ex pentito di camorra Carmine Schiavone “provincia di Casal di Principe”,zona,cioé,ad altissimo tasso di insediamento mafioso.
Il rifiuto,poi,di voler prendere atto di tale situazione da parte degli organi dello Stato,informati ripetutamente da questa Associazione a mezzo anche di interrogazioni parlamentari presentate da Deputati e Senatori amici,ha ingigantito l’inquietudine cui sopra abbiamo fatto cenno.
Infatti essi sono rimasti sordi,ad oggi,alle ripetute denunce e richieste di adottare provvedimenti atti a rendere l’azione investigativa e giudiziaria più incisiva ed adeguata ad una situazione che grado a grado si é andata negli anni sempre più aggravando.
La stessa Prefettura,l’organo territoriale del governo,cui e’ affidato per legge il compito della prevenzione antimafia,eccetto che per il periodo della gestione del Dr.Frattasi,non ha ottemperato,fino ad ieri,ai suoi obblighi.
La prova di ciò l’ha fornita l’ex Prefetto Faloni,il quale ha dichiarato in audizione alla Commissione Parlamentare Antimafia di non aver fatto alcuna interdittiva antimafia,avvalorando,in tal modo,il convincimento che in questa provincia NON si é fatta e non si fa alcuna attività preventiva di contrasto alle mafie e si agevola,così facendo,oggettivamente l’occupazione completa del territorio da parte delle organizzazione criminali.
Una situazione,insomma,da brivido e che inquieta,alla quale é necessario far fronte adottando urgentemente misure risolutive e definitive senza delle quali é inutile e solamente retorico parlare più di lotta alle mafie perché queste ormai le abbiamo dentro casa e stanno finendo di impossessarsi di tutto.
Cosa chiede l’Associazione Caponnetto agli Organi competenti dello Stato?
Sul piano giudiziario.
Il quotidiano “Latina Oggi” del 2 settembre 2009,nell’articolo dal titolo “Le sviste sulle cosche locali” ,a firma di Alessandro Pani ed a proposito delle inchieste su Fondi,scrisse:
“………Nella stragrande maggioranza dei casi -hanno scritto i sostituti procuratori della DDA di Roma Diana De Martino e Francesco Curcio-si é proceduto da parte delle diverse autorità giudiziarie di questo distretto,rubricando la massa dei fatti di oggetto di indagine,in realtà di stampo mafioso,in fatti di criminalità comune.” Una presa di posizione dura e una presa di distanze insidiosa nei confronti dei colleghi pontini.Una dichiarazione che se letta alla luce degli accadimenti successivi ai primi arresti per usura ed alla pubblicazione del “caso Fondi” offre un quadro ed uno spaccata inquietanti “,
Basterebbero quanto scritto da “Latina Oggi” in tale caso,le dichiarazioni dell’ex Prefetto Faloni in Commissione Parlamentare Antimafia sulla mancata emissione di interdittive antimafia e quelle dell’ex Presidente del TAR secondo il quale “la legalità in provincia di Latina é un optional” a delineare un quadro di questa provincia fosco e da brivido.
Se,poi,aggiungiamo a tutto ciò quanto dichiarato da un Ispettore della Mobile di Latina a “Il Fatto Quotidiano” in un video del quale trascriviamo il link qui di seguito perdiamo tutti vita natural durante il sonno:
Latina, l’ex super-poliziotto: “Bloccato quando ho toccato livelli politico-istituzionali”
https://youtu.be/lRcPak0J8Ag
Per fare in modo che tali situazioni e fatti non si ripetano più,l’Associazione Caponnetto già in passato,con note e durante convegni da essa promossi,ha proposto la codelega da parte della Procura Generale alle Procure di Latina e Cassino,.competenti per il territorio della provincia di Latina,per la trattazione dei reati di mafia.
Bisogna,inoltre ,fare in modo che questi vengano rubricati,appena pervengono le informative da parte delle forze dell’ordine alle Procure ordinarie,in modo consono e giusto e non come reati ordinari assemblando,peraltro,i vari casi in un unicum e non frammentandoli in maniera da non poter cogliere la visione unitaria e l’eventuale reato associativo ,come,ad esempio,sembra che stia succedendo nel “caso Sperlonga ” per il quale si starebbe procedendo su vari filoni di indagine ,pur trovandosi di fronte ,più o meno,ad uno stesso gruppo di persone sottoposte all’attenzione degli investigatori.
Ed a proposito del “caso Sperlonga” dove un sindaco,pur essendo ritornato a casa dopo l’arresto,non partecipa che raramente alle sedute del consiglio comunale,l’Associazione Caponnetto chiede al Prefetto di Latina di ricorrere,per ovviare ad una situazione paradossale ,all’applicazione dell’art.143 della legge 26/7/2000 che recita:
“Al fine di verificare la sussistenza di cui al comma 1 anche con riferimento al segretario comunale o provinciale,al direttore generale,ai dirigenti ed ai dipendenti dell’ente locale,il prefetto competente per territorio dispone ogni opportuno accertamento,di norma promuovendo l’accesso presso l’ente interessato.
In tal caso il prefetto nomina una commissione d’indagine,composta da tre funzionari della pubblica amministrazione,attraverso la quale esercita i poteri di accesso e di accertamento di cui é titolare per delega del Ministro dell’Interno ai sensi dell’art.2,comma 2 quater del decreto legge 29 ottobre 1991 n.345,convertito,con modificazioni ,dalla legge 30 dicembre 1991…..”.
Tale articolo é applicato nel caso di reiterate anomalie o atti illegittimi e di elementi sintomatici di possibili condizionamenti da parte della criminalità organizzata in maniera preventiva.
E nel sud pontino,com’é noto, di sospetti – e non solo sospetti – di presenze mafiose che potrebbero anche condizionare la vita politica ce ne sono ad iosa,come provato dalle inchieste giudiziarie fatte e probabilmente anche in corso.
SUL PIANO INVESTIGATIVO
Altro tasto dolente,considerati il numero e la qualità delle inchieste fatte dalle forze dell’ordine pontine in materia di mafia.
Se non fossero,infatti,intervenute forze di altri regioni e specializzate,come la DIA,il Gico,il ROS e così via,a quest’ora saremmo ancora quasi all’era della pietra.
Ciò,sia per l’assenza di precisi indirizzi da parte del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico,che per la carenza di personale specializzato ed anche per le ragioni esposte dal Procuratore Aggiunto e coordinatore della DDA di Roma dr.Prestipino e riportate da ” Il Fatto Quotidiano” nel famoso articolo del 13 dicembre 2014 a firma di Andrea Palladino dal titolo “Mafia capitale e la palude pontina,tra omertà e minacce indagare non si può”.
Un disastro ed una vera palude.
Che fare per ovviare a tutto ciò?
A fronte di un tessuto tutto o quasi omertoso che vede la gente non collaborare,con la politica che é quella che é,l’Associazione Caponnetto chiede al Governo e a chi lo rappresenta in terra pontina di disporre:
1) l’istituzione di una sezione staccata della DIA,composta da una trentina di persone,da allocare negli ambienti spaziosi e sufficientemente accoglienti o della Caserma della Compagnia della Guardia di Finanza di Fondi o in quelli della Stazione dei Carabinieri di Sperlonga;
2) il potenziamento del gruppo add
etto alla “criminalità organizzata” delle Fiamme Gialle sia presso il Comando Provinciale che,soprattutto,al Comando Gruppo della Guardia di Finanza a Formia dove attualmente sono impegnate pochissime persone che debbono ottemperare agli incarichi derivanti dalle deleghe conferite dalle DDA di Roma,di Napoli e non solo.
Roba da far venire i brividi con un lavoro che grava su sole 3-4 persone;
3) l’istituzione a Formia di un Supercommissariato della Polizia di Stato diretto da un 1° Dirigente e dotato di una Sezione della Squadra Mobile composta da almeno una trentina di persone.
L’Associazione Caponnetto sta richiedendo da un decennio e più l’adozione di tali provvedimenti trovando,però, fino ad oggi ,orecchie da mercante a tutti i livelli.
Una situazione davvero inquietante che apre le porte al sospetto che operino in provincia di Latina e fuori gruppi di soggetti impegnati a mantenere lo statu quo a tutto vantaggio delle organizzazioni criminali con le quali si parla di un “patto”,secondo quanto riferito all’inizio,che sarebbe intervenuto in quel di Gaeta fra pezzi deviati dello Stato e camorra.
Associazione Nazionale per la lotta contro le illegalità e le mafie “Antonino Caponnetto”
www.comitato-antimafia-lt.org
info@comitato-antimafia-lt.org ass.caponnetto@pec.it
Tel. 3470515527